"Little Miss Sunshine", di Jonathan Dayton e Valerie Faris
La sorpresa del film è nel riuscire a trasmettere il senso stesso del cambiamento che avvolge gli esseri umani quando vengono toccati nel profondo. Un road movie assolutamente su di giri.
Quante volte sul grande schermo è apparsa la famiglia americana? Infinite. Non si riuscirebbe nemmeno ad immaginare quante. Forse in tutti i film sfornati dalla feconda cinematografia americana è presente uno spaccato del clan familiare. Le radici, in fondo, sono importanti, come i rapporti tra genitori e figli, ci narrano di quanto complesse possano essere le dinamiche della nostra società, ma soprattutto decantano le nevrosi e i complessi che colorano le nostre esistenze. La famiglia Hoover non è proprio il modello del perfetto nucleo: il padre Richard (Greg Kinnear) è un aspirante motivatore sbiadita copia del T.J. Mackey (Tom Cruise) nel film Magnolia, vittima di un programma in nove passi che non riesce a far sfondare, la moglie Sheryl (Toni Collette) è un collante sfibrato dai problemi coniugali, Frank (Steve Carell) è il fratello di Sheryl, biografo di Proust e depresso cronico, con i polsi fasciati per un amore non ricambiato di un allievo. A completare il quadretto familiare arrivano gli Hoover più giovani, Olive (Abigail Breslin) e Dwayne (Paul Dano), la prima aspirante reginetta alle soglie dei sette anni e il secondo introverso e cupo adolescente accanito lettore di Nietzsche. A vegliare sulla famiglia ci pensa il nonno (Alan Arkin) anarchico e irriverente pensionato con il vizio della coca. Mettiamo che questa eterogenea comunità molto fuori dagli schemi debba partire immediatamente per accompagnare la piccola Olive ad un concorso di bellezza in California. Che l'unico mezzo per raggiungere la meta è un pulmino del VW, anche questo in puro stile Hoover. Ne viene fuori un road movie assolutamente su di giri. Dove l'ottima sceneggiatura dell'esordiente Michael Arndt funziona alla perfezione distendendo il racconto in maniera perfetta. Il viaggio verso l'ovest raccoglie il peggio degli Hoover, un Addam's Family pop con meno nero ma con la stessa venatura tragicomica, con tutto il loro peso di perdenti sull'orlo di una crisi di nervi. Ma la sorpresa di Little Miss Sunshine è nel riuscire a trasmettere il senso stesso del cambiamento che avvolge gli esseri umani quando vengono toccati nel profondo. Ogni personaggio sarà sottoposto ad una dura lezione, ma ne uscirà, così come l'intera famiglia, trasformato, o meglio consapevole che la vita non è il teatro dei migliori. Il film della coppia artistica, nel lavoro e nella vita, Dayton e Faris, registi i più affermati di video musicali e spot (loro i clip dei Red Hot Chili Peppers, Smushing Pumpkins e Rem) non è solo una commedia, ma ha in se la capacità di raccontare molto della realtà. Con quell'oscillare tra commedia e farsa, sempre in bilico tra il tragico e il comico, senza mai perdere di vista lo spirito eclettico e mai banale del film.
Regia: Jonathan Dayton e Valerie Faris
Interpreti: Greg Kinnear, Toni Collette, Steve Carell, Alan Arkin, Abigail Breslin, Paul Dano
Distribuzione: Twentieth Century Fox
Durata: 101'
Origine: Usa, 2006