Little Trouble Girls, di Urška Djukić

Un’opera prima che usa bene la giovani protagoniste per raccontare una storia di turbamento sentimentale, senza avanzare risposte tra desideri e impulsi irrefrenabili. BERLINALE75. Perspectives.


MASTERCLASS di REGIA con MIMMO CALOPRESTI, dal 25 marzo online

-----------------------------------------------------------------
Corso trimestrale REGIA CINEMATOGRAFICA, dal 18 marzo

-----------------------------------------------------------------

Corso Trimestrale di Montaggio in presenza, da 19 marzo


Fissare un perimetro definito quando si raccontano storie legate all’adolescenza diventa controproducente. Le evasioni, le scoperte, le fantasie dettano i tempi in maniera non lineare ed impulsiva come le età che vuole descrivere, ondivaghe e distratte dagli eventi del presente, e senza gli scheletri del passato su cui rimuginare. Con il rischio di fissare nei caratteri poco acerbi proiezioni sbagliate ed evanescenti, se non illusorie. Quanto succede nel film non fa eccezione: delle giovani ragazze sono riunite in un convento per le prove del coro, e durante la loro permanenza nella struttura affiorano sentimenti sconosciuti e desideri reconditi plausibili che destabilizzano l’ambiente tra le risate e gli scherzi di gioia. La crisi viene raccontata attraverso gli occhi della protagonista sedicenne Lucia, un tipo acqua e sapone, costretta a rivedere i propri principi di condotta, a vacillare ed aprirsi ad una crisi di coscienza spirituale da un improvviso processo di crescita, innanzitutto di natura sessuale, sotto la spinta delle compagne. Giochi maliziosi, masturbazione, primi baci, sono gli elementi che compongono il paradigma narrativo usato dalla regista slovena, che è brava a rappresentare la progressiva perdita di controllo emotivo con primi piani stretti ed un apporto vocale frenetico. Un metodo basilare eppure molto efficace a creare coinvolgimento.

Il risultato è una sintesi dell’effimero, una parentesi che solleva interrogativi licenziosi sul piacere ed entra in conflitto con i valori della morale religiosa, fatta di rinuncia e mortificazione della carne per accedere ad uno stato divino, mentre i gemiti della carne sentono il richiamo del contatto e delle carezze proibite. Il rigore minacciato dalle tentazioni vive del contrapposto di Lucia rispetto alle fanciulle più disinibite e mature, una un particolare sfacciata ed esuberante, che trovano nella sua inconsapevolezza ed innocenza il terreno ideale per le loro piccole provocazioni. Nell’impurità di un’opera prima si ritrova comunque una coerenza organica della storia, e tutte le divagazioni del canto fanno da punteggiatura al ritmo, lasciato libero di trasecolare nell’euforia dell’incoscienza, e si può perdonare una mancanza di un minimo coraggio espositivo. Lo sguardo in alcuni momenti diventa voyeuristico, come quando le ragazze spiano degli operai intenti a fare il bagno, evitando comunque le morbosità, mentre nel fuori campo confluisce il desiderio peccaminoso a cui non si può resistere. Trova anche un piccolo spazio l’esplorazione dei metodi di insegnamento, che mostra l’ottusità ed il bullismo davanti ad una confusione psicofica dovuta al turbamento, gestita in termini produttivi come una perdita di tempo. Il buono deriva dal non cercare una fine lì dove gli inizi sono opera di accumulo e rilascio, frutto di un intervallo impossibile da definire, e dal restare in sospensione lasciando ai sospiri interrotti il compito di gestire un avvenire che riserva nuove sorprese. E nel mostrare regole e dottrine messi alle strette da una spontanea esplosione di vita.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.8
Sending
Il voto dei lettori
0 (0 voti)

Sentieriselvaggi21st n.19: cartacea o digitale


    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    ----------------------------
    Scrivere per il Cinema e la TV, corso trimestrale dal 17 marzo

    ----------------------------