"Live! Ascolti record al primo colpo", di Bill Guttentag

Live! di Bill Guttentag

Potrebbe il proiettile della roulette russa non esplodere? Innocuo come un documentario su Eva Mendes e micidiale come quell’unico colpo in canna, il film di Guttentag allontana lo spettatore dal cinema attraverso i segni del cinema stesso, per poi tendergli una trappola mortale. Fuori dall’etica, dalla morale, dalla spazzatura, dentro il cuore nero del potere mediatico…

 

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Eva Mendes Live! (di Bill Guttentag)Un messicano, un nero, due bionde, due bianchi. Per il successo, l’arte, la sopravvivenza o la libertà. E una giovane americana lanciata verso la carriera mediatica, disposta a portare la morte in diretta per risollevare gli ascolti del suo network e “non essere una qualunque”. Potrebbe il proiettile della roulette russa di Live! non esplodere? Nel 1984, tanto i macabri giochi televisivi quanto l'aereo che si schianta contro un grattacielo dell'Uomo in fuga di Stephen King sembravano – erano – fantascienza. Oggi, spazzando il campo da ogni morale possibile, Bill Guttentag (due volte Oscar con Twin towers e You don’t have to die, regista di altri documentari dai titoli altrettanto espliciti – Death on the job, The cocaine war: lost in Bolivia, Hate.com: extremists on the internet, 5 american kids – 5 american handguns – che gli sono valsi diverse nomination) torna sulla morte dirigendo un mockumentary che doppia sotto traccia la pistola da roulette russa, innocuo come un documentario su Eva Mendes e micidiale come quell’unico colpo in canna. Live! intrattiene lo spettatore e lo inganna attraverso tutta la parte iniziale, preparatoria del reality show in cui sei concorrenti si giocheranno la vita (uno sarà morto, gli altri vinceranno milioni di dollari): Katy (Eva Mendes) affronta a uno a uno avvocati, pubblicitari, sottoposti e superiori, su fino alla punta della piramide newyorkese, per convincere il network a mandare in onda un programma che trasuda violenza ed etica sotto il livello zero. E’ in questa parte che Live!, mostrando grossolanamente i segni del linguaggio attraverso lo script (i protagonisti che parlano con l’operatore, i discorsi di Kate sul film che il regista, che la segue con la macchina da presa, girerà sullo stesso reality, il capovolgimento di questa infernale protagonista che si impossessa della camera), allontana il pubblico dal cinema attraverso il cinema stesso, per poi tendergli una trappola mortale. E’ la concorrente Abalone (ex modella divenuta artista della performance dal vivo) l’indizio di Live!, personificazione di un unico senso possibile, quello del momento – il momento in cui lo share sale, la fine e l’inizio riempiono ogni cosa, cadono le regole, vale un unico potere, quello di orientare lo sguardo. E’ dentro la televisione – si intuisce già quando, in questa quasi noiosa prima parte, vediamo con la soggettiva di Kate le clip degli aspiranti concorrenti – che il film esplode, è in diretta, dentro quella scenografia disegnata come il tamburo di una pistola, con il cardiopalmo di un montaggio assassino, che siamo senza scampo. Così dimostrata è la tesi, come Kate stessa banalmente dice: la pulsione scopica nei confronti della morte esiste insieme all’umanità. Un potentissimo embrayage ci ha portato dove non volevamo. Fuori dall’etica, dalla morale, dalla spazzatura, dentro il cuore nero del potere mediatico: guardate…

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Titolo originale: Live!

Regia: Bill Guttentag

Interpreti: Eva Mendes, David Krumholtz, Rob Brown, Katie Kassidy, Jay Hernandez, Jeffrey Dean Morgan, Eric Lively, Monet Mazur

Distribuzione: Moviemax

Durata: 96’

Origine: USA, 2007

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