Lo scambio, di Salvo Cuccia

Già in concorso all’ultimo Festival di Torino, il non detto e l’atmosfera del sommerso segnano un passaggio fondamentale (lo scambio) nell’evoluzione della criminalità mafiosa

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Palermo, 1995. Una coppia inizia una giornata anomala. Lei è una quarantenne tormentata dal pensiero dei bambini mai avuti; lui un commissario di polizia dedito al proprio lavoro. Ha un autista che lo porta dappertutto, anche a interrogare un ragazzo che conosceva le due vittime di un omicidio. Volti, corpi e situazioni si alternano tra il mondo della donna, quello di un bambino rapito dalla mafia e quello del ragazzo interrogato. Poi tutto evolve e precipita, svelando i contorni di una storia da cui nessuno rimarrà immune.
Il regista, all’opera prima (nel 2005 Martin Scorsese ha presentato il suo documentario Détour De Seta al Tribeca Film Festival e al Full Frame Documentary Film Festival. Nel 2013 Ha partecipato alla Mostra di Venezia con il documentario Summer 82: When Zappa Came to Sicily): “Volevo fare un film su una storia criminale tratta da fatti realmente accaduti, che non fosse però un mero resoconto della cronaca del tempo. Mi interessava sondare la natura dei personaggi e delle situazioni, per estrarne una drammaturgia che vivesse di vita propria, al di là dei fatti reali, visto che gli elementi di partenza erano molto forti ed era evidente la relazione tra cause ed effetti. Mi interessava anche andare in direzione di un racconto oscuro, in cui ciò che appare rivela crepe che via via si allargano in un gioco di svelamenti”.

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mafiaLo Scambio, già in concorso all’ultimo Festival di Torino, è ambientato temporalmente nei giorni dell’arresto a Palermo del boss di Cosa Nostra Leoluca Bagarella, cognato di Totò Riina e responsabile di crimini efferati, condannato all’ergastolo in regime di massima sicurezza. La pellicola è basata su fatti realmente accaduti a metà degli anni ’90. Alla sceneggiatura ha partecipato il magistrato Alfonso Sabella impegnato in prima linea contro la mafia e che contribuì attivamente all’arresto di Bagarella. Non c’è dubbio che le origini professionali del regista (autore per la Rai e il programma “La storia siamo noi”, oltre che eclettico videoartista), riemergono nella strutturazione visiva della storia. Personaggi senza nome, che si muovono quasi in un’asettica e sospesa quotidianità. Cause ed effetti di una giornata trascorsa tra le doppiezze e le incrinature dell’intreccio. Il non detto e l’atmosfera del sommerso segnano un passaggio fondamentale (lo scambio) nell’evoluzione della storia mafiosa: non più spargimenti di sangue, sparatorie efferate, ma una nuova epoca criminale, fatta di ombre, movimenti “controluce” di capitali, profonda interiorizzazione del male, piuttosto che esplicite riproduzioni di fatti e ricostruzioni di cronaca. L’oscurità dell’opera è fatta di silenzi, dialoghi scarni, di una silenziosa e asettica normalità, che scorpora l’assalto frontale alle istituzioni, allo Stato, preferendo alle armi, il fuoricampo, in un’atipica e invasiva freddezza nordica, miscelata alla “nuova” melodrammatica tendenza destabilizzazione più tipicamente sudamericana. Palermo, nei tempi rarefatti è al nord, nei tagli spaziali sembra rivolgersi a Buenos Aires o Santiago del Cile…

 

Regia: Salvo Cuccia
Interpreti: Filippo Luna, Paolo Briguglia, Barbara Tabita, Vincenzo Pirrotta, Maziar Firouzi, Orio Scaduto, Sergio Vespertino, Alessandro Agnello, Giovanni Cintura
Distribuzione: Abra&Cadabra
Durata: 93’
Origine: Italia 2015

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