Il regista francese gira un’opera sull’erotismo, la sessualità, la pornografía e la fascinazione del male. In una apparente semplificazione di forma, con i gesti e le azioni che si ripetono, mai perfettamente uguali, si cerca lo scarto visivo e narrativo, per scivolare dalla commedia al thriller, al giallo e si cerca in fondo l’orizzonte, stavolta pero' chiuso dalle colline
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Estate. Una spiaggia al lago per nudisti omosessuali. Frank s’innamora perdutamente di Michel, affascinante villeggiante, apparso dalle acque e avvolto in un indecifrabile mistero. Nonostante Frank sente di essere minacciato in qualche modo dalla vicinanza di Michel, non riesce proprio a stargli lontano, provando a vivere fino in fondo la sua passione. Intanto, nel frattempo, viene ritrovato un uomo morto annegato… Il regista francese, al quarto lungometraggio, l’ultimo del 2009, Le Roi de l’evasion, presente a Cannes nella sezione Quinzaine des realisateurs, molto amato dalla critica, soprattutto quella del suo Paese, ancora una volta gira un’opera sull’erotismo, la sessualità, la pornografía e la fascinazione del male. Tutto si svolge sulla spiaggia, giorno per giorno, ritrovando puntualmente le stesse facce, gli stessi corpi al sole, gli stessi sguardi indagatori. Approcci, nuotate e sesso libero nel bosco. Ogni nuovo giorno e’ scandito dalla stessa prima inquadratura: il parcheggio auto da cui poi si scende in riva al lago. Frank attraversa la stessa stradina sterrata e il film si dispiega frontalmente, senza ambiguita’, se non quelle che avvolgono Michel. La sessualita’ e’ politica, attiva, si sviluppa attraverso rapporti di dialogo, seduzione. I quadri dell’intreccio passano attraverso la luce, il buio, l’acqua, le pietre, il vento, i suoni della natura. Personaggi sono come in una riserva naturale, come in una forma di utopia esistenziale.
Guiraudie, nell’altalena continua del giorno e la notte, della luce abbagliante e le tenebre tra gli alberi, scandisce il suo tempo di lavoro, la sua realta’ dei fatti e del cinema. Forse e’ questo l’aspetto che più e’ apprezzato dalla critica e dal pubblico, questa capacita’ di lasciar tendere l’utopia alla fiaba, in un segreto eccitante. In quella apparente semplificazione di forma, con i gesti e le azioni che si ripetono, mai perfettamente uguali, si cerca lo scarto visivo e narrativo, per scivolare dalla commedia al thriller, al giallo. Si cerca l’orizzonte, stavolta chiuso dalle colline. E’ impossibile scappare da quel posto, vivendo una claustrofobica condizione di abbandono, ammantati, o meglio, inghiottiti in fondo dall’oscurita’. Non e’ chiaro se e quanto Georges Bataille influenzi il pensiero del regista, ma verrebbe da chiudere comunque com una sua celebre frase: “L’essere nella sua interezza è quindi accessibile all’uomo solo nella trasgressione dei suoi limiti, nell’eccessivo piacere e dolore, oppure nella rappresentazione drammatica di quegli eccessi, cioè nella letteratura, nel sacrificio cruento, nelle immagini dotate del potere di sconvolgere: nel concetto di erotismo tragico questi stati emozionali così intensi trovano la loro unificazione”.
Titolo originale: L'inconnu du lac
Regia: Alain Guiraudie
Interpreti: Pierre de Ladonchamps, Christophe Paou, Patrick d'Assumcao, Jerome Chappatte
Origine: Francia, 2013
Distribuzione: Teodora Film
Durata: 92'
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