Lo sperone nudo, di Anthony Mann

Terza collaborazione del regista con James Stewart, è un classico esempio di western intimista che rifiuta ogni possibile nostalgia del passato. Oggi, ore 16.50, Rete 4

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Lo sperone nudo ha qualcosa di classico nella sua teatralità (…) Anthony Mann riesce a fare teatro anche nelle ampie bellezze naturali dell’America. L’epica si assottiglia sempre più, il dramma psicologico irrompe più forte. Tutto si consuma in occhiate, frasi allusive, sospetti, esortazioni, minacce lanciate da distanze irrisorie; dietro invece alberi altissimi, fiumi che ruggiscono, montagne che troneggiano.” Franco La Polla 

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Il western di Anthony Mann è caratterizzato da una nota malinconica che deriva dalla distanza tra i personaggi e le loro aspettative. Questa distanza è proporzionalmente più grande in rapporto a traumi del passato impossibili da rimuovere. Lo sperone nudo è un classico esempio di western intimista in cui il contrasto tra il paesaggio esterno e quello interiore assume un ruolo prevalente rispetto agli sviluppi della trama.

Howard Kemp (James Stewart qui alla terza collaborazione con Anthony Mann dopo Winchester ’73 e Là dove scende il fiume) è un reduce della guerra di secessione che insegue il fuorilegge Ben (Robert Ryan) per poterne incassare la taglia di 5000 dollari. Sul suo cammino incontra un vecchio cercatore d’oro (Millard Mitchell) e un tenente congedato con disonore (Ralph Meeker) che lo aiutano nella caccia all’uomo. A complicare le cose ci sono gli indiani in agguato sulle montagne del Colorado e le spirali emotive scatenate da Lina (Janet Leigh) la ragazza del bandito Ben, oggetto del desiderio dei quattro uomini in fuga.

lo sperone nudo james stewartSe è vero che gran parte dei western degli anni ’50 attingono dall’Odissea nel descrivere il viaggio attraverso scenari naturali impervi, si deve anche ammettere che Anthony Mann è uno dei pochi registi capaci di fare coincidere questo percorso con un processo di autocoscienza e di introspezione. Il tuffo nella “wilderness”, lo sguardo verso un orizzonte infinito fatto di montagne innevate e di cieli azzurri (“the sky is the limit”) porta l’eroe/antieroe a interrogarsi non solo sul cosa si sta cercando ma sul significato stesso del girovagare. Ogni personaggio ha un rimorso o un rimpianto: Lina è orfana e cerca nel bandito Ben un sostituto della figura genitoriale, Howard è stato tradito dalla propria compagna perdendo tutti gli averi, l’anziano cercatore d’oro continua a sbagliare posto trovando tra le sue mani solo sabbia, il disertore ha sulla coscienza lo stupro di una indiana ed è braccato dalla tribù dei Piedi Neri, Ben ha ucciso per denaro ed è forse l’unico carattere che giganteggia per la furbizia diabolica di mettere uno contro l’altro i suoi aguzzini.

lo sperone nudo robert ryan janet leighLa scena madre si svolge in un’ atmosfera cupa esaltata dalle ombre della caverna primaria dove i cinque, sorpresi dalla pioggia, riparano. Jeanine Basinger, grande studiosa del cinema di Mann identifica in questa scena teatrale l’ “immagine totale” manniana, cioè una immagine in cui forma e contenuto armonizzano perfettamente senza bisogno di sottolineature o digressioni verbali. Dopo un concerto di sguardi e silenzi che richiama quelli dei passeggeri della diligenza di Ombre rosse, Lina parla con Howard e lo distrae permettendo a Ben un tentativo di fuga. Tutto l’equilibrio tra la paura e il desiderio che, fino ad allora manteneva coeso il gruppo, salta. Qui avviene la catarsi di Howard in una delle scene più toccanti di tutto il cinema di Mann: pur accorgendosi della messa in scena della ragazza e dell’ennesimo tradimento subito da una donna, preferisce esclamare “ è stata solo una coincidenza…” innescando un meccanismo di evitamento a salvaguardia della sua integrità psichica. Nel frattempo si scatena il tutti contro tutti che ha il suo zenit nel finale in cui è proprio “the naked spur” a permettere la risoluzione dell’azione.

Scritto da Sam Rolfe e Harold Jack Bloom, Lo sperone nudo si allontana decisamente dai modelli classici fordiani e hawksiani per rifiutare ogni possibile nostalgia del passato, togliendo allo spettatore una sicura identificazione proiettiva. In un mondo naturale apparentemente incontaminato l’odio e la violenza dell’uomo spezzano ogni armonia e in questo scenario sono proprio i vecchi i primi a cadere. Non ci sono più frontiere da esplorare e la grande beffa è scalare la montagna, arrivare in cima e perdersi.

 

Titolo originale: The Naked Spur
Regia: Anthony Mann
Interpreti: James Stewart, Robert Ryan, Janet Leigh, Ralph Meeker, Millard Mitchell
Durata: 91′
Origine: USA, 1953
Genere: western

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4.8

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
4.67 (3 voti)
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