Locarno 56. La scoperta della vita e la fine dell'innocenza
Un viaggio alla ricerca di un fratello scomparso e il diverso approccio al mondo del lavoro di due ragazzi francesi sono al centro di tre film che, come molti altri in programma, raccontano la vita e i processi di maturazione psicologica dei giovani.
Il mondo dell'adolescenza e, piu in generale dei giovani, deve stare molto a cuore alla direttrice del Festival Irene Bignardi e al suo staff di collaboratori. Ragazzi e ragazze dai tredici ai venticinque anni, infatti, sono al centro di molti dei film visti finora in tutte le sezioni. Film italiani, americani, argentini, tedeschi e francesi, tutti quanti in esplorazione di un mondo che, nonostante sia da sempre oggetto di indagine da parte del cinema, risulta ancora sconosciuto e affascinante.
La particolarità è che il punto di vista è sempre quello degli adulti e, di conseguenza, dell'adolescenza sono sottolineate la precarietà, l'innocenza, la delicatezza dei processi di cambiamenti e crescita interiore. Il viaggio, per esempio, con tutto il suo carico di novità, paura e precarietà, rimane uno degli espedienti piu utilizzati, ed è al centro del film argentino Nadar solo di Aqueiel Acuna, dove la ricerca del fratello da parte del giovane protagonista diventa l'occasione per capire qualcosa in piu della vita e di cosa ci circonda. Il film è dichiaratamente ispirato a Salinger e a Truffaut, e proprio per questo motivo non si eleva mai dalla piacevole, ma scontata sensazione del già visto.

A Truffaut deve essersi ispirato anche il regista francese Didier Nion, che con il suo Dix-Sept Ans racconta la vita di un diciassettenne lavoratore della Normandia con uno stile che ricorda da vicino le scene di cinema verità de I 400 colpi. Nion sta attaccato al corpo del suo protagonista, lo segue nell'officina dove lavora, sulla spiaggia del suo paese, nella camera da letto assieme alla fidanzata; a dominare sono i primi piani ravvicinati del protagonita e il racconto dei problemi sul lavoro, e in più momenti torna alla mente il colloquio tra Antoine Doinel e la sua psicologa, con la verità di un ragazzino solo e orgoglioso che si rivela per miracolo di fronte alla macchina da presa nascosta. Qui la macchina non è celata, anzi, Nion parla interloquisce con il protagonista, ma l'oggettività e la partecipazione del suo sguardo, unite alla somiglianza del ragazzo con Jean-Pierre Léaud e alla sua tenace indipendenza, fanno del film un toccante e riuscito reportage sulla vita di chi, a soli diciassette anni, ha già deciso di diventare grande e abbandonare l'innocenza bambina dell'adolescenza.

Venticinque anni è, invece, l'età del protagonista del primo film francese in concorso: Violence des Echanges en milieu tempére di Jean-Marc Moutout. Il film racconta la vicenda di Philippe, giovane laureato in economia che, nel nome dell'ambizione, rinuncia all'amore, all'onestà e al rispetto delle persone che ama o semplicemente rispetta. Il dubbio di Philippe è lo stesso del protagonista di Risorse umane (accettare o meno un lavoro dove si decide chi licenziare), ma questa volta la risposta è un'altra: se il film di Cantet celebrava l'etica e la responsabilità della classe media francese, quello di Moutout sta tutti racchiuso nel suo titolo, che significa, piu o meno, «la violenza degli scambi negli ambienti migliori». Rinunciando se stesso per la propria carriera, Philippe asseconda e rafforza le regole di sfruttamento della società contemporanea e, allo stesso tempo, abbandona la propria età dell'innocenza. La forza del film sta proprio in questa maturazione psicologica onesta e credibile; nella descrizione di un processo di crescita e cambiamente che, nonostante la sicurezza del personaggio, ha il sapore di una sconfitta.