LOCARNO 66 – Albert Serra e Guillaume Brac tra memorie e ritorni a casa

story of my death di albert serra

Presentati in competizione Historia de la meva mort (Story of My Death) del regista spagnolo e Tonnerre, esordio piuttosto convincente di quello francese. Dove nel primo caso il paesaggio esce dal Mito mentre nell'altro è il teatro di una vicenda che passa dai toni di una dolce ballata a una tragedia che potrebbe manifestarsi da un momento all'altro.

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story of my death di albert serraFrancia e Spagna nella giornata del concorso del 66° Festival di Locarno. Da una parte un ritorno, quello dello spagnolo Albert Serra, che qui aveva portato fuori concorso Els noms de Crist ed  El senyor ha fet en mi meravelles nel 2011. Dall'altra un esordio piuttosto convincente nel lungometraggio, quello del francese Guillaume Brac con Tonnerre, dopo Un monde sans femmes che ha ottenuto l'anno scorso una no,mination ai César per il miglior corto.  

Dentro il paesaggio. Come una successione di quadri fissi che si animano che iniziano con una cena in Historia de la meva mort (Story of My Death) di Albert Serra dove entrano subito in gioco due elementi fondamentali: il fuoco e il suono. Il cineasta sembra filmare i residui del piacere nel trapasso tra la vita e l'aldilà. Casanova conosce un servitore testimone delle sue ultime ore di vita. Lascia l'elegante castello e il suo mondo di leggerezze e mondanità per trascorrere il tempo che gli resta nelle oscure e povere terre dell'Europa settentrionale. Quasi un romanzo che si scrive nell'atto stesso in cui si filma con la luce naturale che evidenzia e definisce i contorni nel buio della notte mentre li cristallizza nelle scene diurne. La giovinezza e la vecchiaia, la vita e la morte. Scrittura, pittura, sesso e cibo. Con la macchina fissa che attende l'azione (il vetro che si rompe durante l'atto sessuale mentre la macchina da presa filma da fuori) dove rimbalzano idealmente De Oliveira ed Erice. Tra rigore e visionarietà, con un corvo gigante che segna punto di trapasso di un cinema che utilizza il Mito (oltre Casanova, anche Dracula) per spingersi nelle zone di ciò che non è filmabile e così ricreare una propria visione da zero.

tonnerre

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Il gelo della neve. Un amore che si raffredda e rasenta le forme tra psicosi e follia al centro di Tonnerre, il cui titolo si riferisce al luogo dove è ambientata la vicenda, un piccolo comune francese in Borrgogna. Un musicista rock torna nel luogo dove è nato e vive a casa col padre. Conosce una giovane giornalista che lo intervista. Poi i due si frequentano e s'innamorano. Ma lei non ha chiuso la storia col suo ex, un calciatore che torna prepotentemente a condizionare le sue scelte. Ha inizialmente il tono di una commedia con i suoni di una dolce ballata. Con la neve di un paesaggio colorato anche da particoilari alberi di Natale che però diventano gli elementi di una passione stordente, segnata e ritmata dai ritmi e dai suoni degli sms sul cellulare. Il mancato arrivo da un treno fa cambiere marcia al film e il merito di Brac è quello di non forzare mai i toni, di galleggiare e non marcare anche su passaggi narrativi forti (il settore dello stadio dove il protagonista cerca di raggiungere la ragazza, l'aggressione nel garage), e invece caricando di sottile tensione anche momenti apparantemente di passaggio (il musicista e la ragazza che stanno facendo sci di fondo mentre sta per arrivare la notte). Dove il passato, come in Albert Serra, segna e determina già percorsi che sembrano obbligati.

  

 

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    Un commento

    • grande Albert Serra, sono molto felice per la sua vittoria e non vedo l'ora di vedere questo film affascinante!