LOCARNO 66 – Margaret Ménégoz, la mère de famille del cinema francese

 margaret ménégoz conversazione

Con Les films du Losange, fondata insieme a Eric Rohmer e Barbet Schroeder, ha allevato generazioni di registi, da Jean-Claude Brisseau a Wayda a Michael Haneke. E' la grande dame della produzione francese. Racconta come oggi sia più facile produrre rispetto ai tempi in cui esisteva solo la sala. Ma i registi devono ritrovare la cinefilia. "Oggi quando si incontrano, parlano solo di soldi"

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Ungherese di nascita ma cresciuta in Germania e trasferita in Francia per seguire il marito documentarista, Margaret Ménégoz è passata dal montaggio alla produzione, diventando con Les Film du Losange, storica casa di produzione fondata da Eric Rohmer e Barbet Schroeder nel 1962, una delle figure di riferimento della cinematografia non solo francese, ma europea.

 

Pensare che in quegli uffici, che avrebbe diretto dal 1975 in poi, era entrata per caso, solo per cercare un'occupazione stabile a Parigi dopo la nascita del figlio.

 

«Rohmer e Schroeder avevano delle produzioni in partenza, in sostanza serviva qualcuno che "badasse alla casa", rispondesse al telefono e cose così». Les Films du Losange era governata dal caso, dall'hasard caro alla poetica rohmeriana: nata per finanziare il film collettivo Paris Vu Par, i due autori avevano scelto come nome per la loro boite «Les Films du Triangle, ma era già preso. Optarono allora per Losange, così, in base al suono. È una parola inventata».

margaret ménégoz conversazioneMa andiamo con ordine, e ripercorriamo cronologicamente questa carriera nata sotto una buona stella:

 

Da montatrice a produttrice

 
Facevo la montatrice in Germania. Il primo corto a cui lavorai fu selezionato per il Festival di Berlino, che allora si teneva d'estate. Non c'era grande promozione e dato che parlavo diverse lingue il produttore mi aveva messo nella hall per dare informazioni. Mentre ero lì si avvicinò per chiedermi qualcosa un ragazzo…tempo dopo diventò mio marito.

 

L'ho seguito a Parigi dove realizzava documentari. Il documentario è stata una grande scuola umana e professionale. Le troupe erano molto piccole e io traducevo per tutti. Quando poi dopo la nascita di mio figlio ho cercato lavoro che non mi richiedesse di spostarmi di continuo, sono inciampata in Eric e Barbet e ho iniziato a lavorare per loro.

Volevano farmi un contratto di cinque o sette anni, ma alla fine abbiamo deciso di diventare soci, dividendo tutto in tre parti. 

 

rohmer racconto d'estate set

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Produrre ieri, produrre oggi

 

Oggi è sicuramente più facile di un tempo, perché esistono molti più canali attraverso cui i film possono guadagnare, dall'home video alla pay tv alle piattaforme su internet; prima esisteva solo la diffusione in sala e i film dovevano coprire i costi – e guadagnare – soltanto con la vendita dei biglietti. Per i film d'autore questo era praticamente impossibile, ecco perché la Nouvelle Vague è stata importante anche produttivamente: perché, una volta preso il potere, questi autori si promuovevano l'un altro assicurandosi una certa esposizione e sopravvivenza. 

 

All'epoca i film uscivano il mercoledì e ai primi spettacoli pomeridiani ci si ritrovava per guardarli insieme, facendo molte considerazioni sulla qualità delle pellicole, sulla loro fattura. Oggi quando i registi si incontrano, parlano solo di soldi. Di botteghino, di finanziamenti. Anche nel mondo della critica si è persa questa dimensione puramente cinefila: da Le Monde ad altri quotidiani si pubblicano i box office, o i giudizi "bello – brutto". Non si trovano più analisi approfondite delle opere.

 

La svolta nella distribuzione e la vendita internazionale

 

les films du losangeUn buon produttore è simile a una madre di famiglia, in fondo essere a capo di una équipe è come accudire una famiglia. Io credo che come produttori si debba essere al servizio degli autori. Se ci impegniamo con un regista ci impegniamo completamente. 

Questo significa creare una dimensione di totale fiducia, perché entrambi si sentano al sicuro. Quando dico a un mio autore che una tale cosa non si può fare, deve sapere che il 'no' arriva solo dopo che si sono tentate tutte le strade possibili. In fondo è come un fidanzamento, dove ci si impara a conoscere per sapere se l'altro può essere il compagno di una vita.

La necessità di diventare distributori nasceva dalla frustrazione di vedere che, dopo un anno e mezzo di lavoro di produzione, un film andava in mani altrui e spesso i titoli venivano strozzati tra l'uscita di un blockbuster e l'altro.

Per essere buoni distributori però bisogna conoscere bene la geografia, tenere conto delle varie differenze locali. Non è un lavoro che saprei fare, per questo ho affidato la nostra sezione distributiva a Régine (Vial, ndr), che è una amica e collaboratrice preziosa. Se ne occupa egregiamente stando molto attenta anche all'aspetto culturale ed educativo, organizzando ad esempio numerose proiezioni nelle scuole.

Alla fine si è aggiunta anche la vendita internazionale, un aspetto molto bello del lavoro: è fantastico poter accompagnare un film che hai visto nascere in giro per il mondo. Il film non è della pellicola racchiusa in una scatola di metallo: il film esiste solo quando è proiettato su uno schermo.

 

Brisseau e Rohmer: i grandi successi di Noce Blache e Il raggio verde

 

noce blanche brisseauNoce blanche di Jean-Claude Brisseau è a tutt'oggi il nostro più grande successo. Lo conobbi grazie a Rohmer. A quei tempi Eric frequentava una sala cinematografica d'essai, L'Entrepôt (citata quest'anno dal cinefilo Olivier Assayas in Après Mai, ndr) diretta da Frédéric Mitterrand, (poi Ministro della cultura dal 2009 al 2012, ndr).

 

Un giorno sbagliò sala e si ritrovò a vedere dei cortometraggi di esordienti. Venne da me dicendo: "Ho visto il corto di un certo Brisseau, credo che sia qualcuno di interessante da seguire". Io avevo molto lavoro però e me ne dimenticai. Ma la cassiera del cinema disse a Jean-Claude che Rohmer aveva visto il suo film e fu lui a chiamarmi per propormi una collaborazione. Nacque Noce blanche (proiettato ieri, per l'Omaggio alla Ménégoz vincitrice del Premio Rezzonico, ndr.)

 

Di Rohmer ho scelto di proiettare qui Conte d'été, Racconto d'estate, del 1996, perché trovo che sia il suo film più affascinante, più sorridente e rilassato. Il raggio verde invece è stato un'esperienza unica nel suo genere, una scommessa. Eric, che era sempre unico autore dei suoi testi, voleva provare a realizzare un film senza sceneggiatura, girando giorno per giorno. Ricordo che non volevo che Le rayion vert passasse come "nuovo film di Rohmer" perché era un'opera anomala, nata quasi per gioco. 
Provammo una strategia produttiva diversa, facendolo passare su Canal+ prima dell'uscita in sala. Il film era in Concorso anche al Festival di Venezia, dove vinse il Leone d'oro, e poche settimane dopo andò in tv. Evidentemente fece da traino perché in sala andò molto bene. La maggior parte degli autori, o almeno di quelli validi, è sempre alla ricerca di nuovi modi di raccontare. Il produttore deve essere egualmente mobile e aperto. 

 

 Haneke: un rapporto amore-odio

 

haneke il nastro biancoConosco Michael Haneke da più di dieci anni ma abbiamo avuto diverse volte idee discordanti sui film. Nel caso de Il nastro bianco si trattava della destinazione d'uso. Lui lo aveva concepito come film per la tv ma non essendomi mai occupata di produzione televisiva gli dissi che se lo avesse riadattato per il cinema l'avrei prodotto. Lo misi in contatto con Jean-Claude Carrière per sistemare alcune cose dello script e credo che abbia avuto delle intuizioni che hanno rafforzato molto il film, tenendo più alta la suspense rispetto alla sceneggiatura originaria.

Non ho voluto produrre Funny Games perché quando produco un film investo un anno e mezzo della mia vita su quel progetto. Non avrei potuto vivere tutto quel tempo in mezzo a una tale crudeltà. Per me è una tortura. Credo che il remake americano sia stato un fallimento perché i film devono esprimere l'air du temps, lo spirito dei tempi. Prendiamo ad esempio La città delle donne di Fellini: a causa di ritardi produttivi il film uscì quando la stagione fiammeggiante del femminismo si era ormai conclusa ed era ormai troppo tardi. Allo stesso modo, il primo Funny Games raccontava un'incertezza, un'inquietudine nei rapporti umani che, anni dopo, non si percepiva più allo stesso modo.

Per Michael è stata comunque un'esperienza straordinaria sia dal punto di vista stilistico,  in cui ha potuto rifare inquadratura per inquadratura l'originale, sia da quello umano, in cui è entrato in contatto con lo star system hollywoodiano. Ma io non volevo entrarci, non è il tipo di cinema che amo. E come non si può costringere un autore a fare qualcosa, è vero anche il contrario. 

 

 Internet e il budget zero

 

I film sono fatti per essere visti. Se un autore non ha modo di essere distribuito va bene anche cercare canali come lo streaming o il download. Per i giovani autori e produttori un modo per farsi conoscere saltando i costosi passaggi dei normali canali.

rohmer cofanetto La visione dei film però deve essere a pagamento per garantire la sopravvivenza del cinema. C'è bisogno che lo spettatore paghi il biglietto per poter fare altri film. Oggi ci sono mille modi per realizzare film a basso budget, per i debuttanti, per chiunque abbia voglia di esprimersi.  Ma se volete che il cinema diventi il vostro lavoro, la vostra vita, allora c'è bisogno che sia a pagamento. Se tutto diventa gratis, come si fa a trovare fondi per i film successivi?

 

 

Rivivere il passato

 
Ho da poco terminato la digitalizzazione di tutta l'opera di Rohmer, che presto uscirà in un cofanetto. Per me il negativo di un film è come una casa, a cui presto ogni cura possibile, faccio lavori di ristrutturazione. È importante far rivivere il passato, è la vita di questi cineasti ed è anche la mia.

 

 

 

 

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