LOCARNO 66 – "U ri Sunhi" (Our Sunhi), di Hong Sang-soo (Concorso)

our sunhi di hong sangsoo
Hong Sangsoo rientra fra quei cineasti che per tutta la vita sembrano aver girato un unico grande film. Non fa eccezione Our Sunhi, che esplora il tema dell'identità attraverso gli incontri tra una bella studentessa di cinema e tre uomini innamorati di lei. Confermando la grazia del cineasta coreano nel parlare della vita, dell'amore, del cinema, senza mai far percepire il peso della teoria

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our sunhi di hong sangsooIl coreano Hong Sangsoo rientra fra quei cineasti che per tutta la vita sembrano aver girato un unico grande film, con variazioni più o meno percettibili, ma ruotando sempre attorno a un tema, come sospinti da una forza maggiore. Ed è forse questa sorta di 'ossessività' che fa di un regista un autore, come Philippe Garrel o Eric Rohmer, al cui cinema Hong Sangsoo viene continuamente (e anche giustamente) accostato, malgrado ne rinneghi spesso la filiazione.

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Anche in U ri Sunhi, presentato nel Concorso locarnese, festival a cui approda per la prima volta dopo esser diventato un habitué di Cannes e Berlino, Sangsoo mette in scena una delle sue trame abituali: la giovane Sunhi, laureata in cinema, fa visita a un suo professore, Cho,  per chiedergli una lettera di presentazione che le permetta di andare a studiare negli Stati Uniti.
Ben presto la ragazza si trova a incontrare il suo ex fidanzato Munsu, anche lui aspirante regista, Jahek, loro mentore, e Cho, con cui si confronta su una lettera non particolarmente calorosa.

Tra campi medi, ripresi con camera fissa e in piano sequenza, i confronti con i tre uomini daranno a Sunhi un'idea di come ognuno di loro la vede: coraggiosa, timida, silenziosa ma tenace, soprattutto bella. Così bella che tutti se ne innamorano, finendo per aspettarla in un parco, ma l'incontro, come in Racconto d'estate di Rohmer – che per coincidenza sarà proiettato a Locarno nei prossimi giorni – non avrà luogo.

Stavolta Hong Sangsoo affronta l'identità, questa cosa indefinibile e sfuggente, frammentando quella della volubile Sunhi tra ggli sguardi dei suoi tre spasimanti, giungendo a un niente di fatto, ché nessuna definizione può racchiuderla. Forse non arriverà ai livelli del bellissimo Night and Day, ma Our Sunhi conferma la grazia del cineasta coreano nel parlare della vita, dell'amore, del cinema, senza mai far percepire il peso della teoria. Come se i suoi personaggi fossero sempre sospesi in aria, lasciandoci a invidiare una leggerezza che appare inarrivabile.

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