#Locarno69 – Il tunnel maledetto. Incontro con Kim Seong-hun

Il regista coreano di Hard Day ha parlato questa mattina di Tao-neo, suo terzo film, presentato in Piazza Grande, che vede protagonista un uomo che resta intrappolato in un tunnel

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Il cineasta coreano Kim Seong-hun ha presentato questa mattina Teo-neol (The Tunnel), in Piazza Grande,suo terzo lungometraggio dopo How the Lack of Love Affects Two Men del 2006 e Hard Day, che era stato presentato a Cannes alla Quinzaine e ha ricevuto diversi riconoscimenti come quello per la miglior sceneggiatura agli Asian Film Awards. Protagonista del film è un uomo che resta intrappolato in una galleria. La batteria è quasi scarica e ogni giorno che passa vede diminuire le possibilità di salvezza. Il telefonino del protagonista può apparire piuttosto potente visto che il segnale riesce a prendere in una situazione del genere: “Non so se in realtà un telefonino possa funzionare in quella particolare situazione – sottolinea il regista – ma mi sono preso la libertà di farlo”. La speranza della salvezza attraversa tutto il film: “Dall’esterno ci sono molte discussioni in cui si cerca il modo giusto per salvare quest’uomo. E anche lui, dall’interno, si chiede come possa uscire da quella situazione”. Delle persone intrappolate in un tunnel erano già al centro di Daylight, un film di Rob Cohen del 1996 con Sylvester Stallone: “Si, l’ho visto ed era molto divertente”.

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Si sofferma poi sul lavoro sul set: “Abbiamo girato una parte con un tunnel intatto dove le riprese sono state effettuate di notte perché c’era meno traffico e un’altra dove era crollato. E abbiamo creato artificialmente la polvere. Per il centro salvataggio dove si svolge una buona parte del film abbiamo trovato un vecchio tunnel dove abbiamo impiegato gran parte del budget”.

Il film potrebbe essere letto anche come una critica ai media: “Da una parte è vero. Mostra un aspetto della società quindi ci sono alcuni aspetti dei media che possono essere criticabile”.

Parla infine della paura personale dei tunnel: “Non riguarda me ma mia figlia. Lei non ama attraversarlo in macchina”.

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