#Locarno70 – Did You Wonder Who Fired the Gun? di Travis Wilkerson

Il diario di una ricerca sulle vicende che portarono il bisnonno del regista ad uccidere un uomo di colore negli anni ’40. Tra storia del razzismo statunitense e autobiografia. In concorso.

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C’è la storia degli eroi, e poi c’è la storia delle persone. Questa è in sostanza la premessa imprescendibile da cui vuole partire Travis Wilkerson per iniziare il suo diario. Per farlo prende sequenze da Il buio oltre la siepe e le tinge di sfumature non naturali, per sottolinearne la falsità, soprattutto quelle dell’Atticus Finch di Gregory Peck reso dalla storia un santo laico ma che in realtà semplicemente non era un uomo. Pone, dunque, da subito la differenza tra un romanziere e lui, un regista da sempre piu attaccato alla verità che alla finzione, agli errori degli umani non lavati da rassicuranti sovrastrutture. Perchè sicuramente fu un uomo dai mille sbagli il suo bisnonno S.E. Branch che nel 1946 uccise un uomo di colore, Bill Spann, entrato un giorno di Ottobre nel suo alimentari. Il regista cerca di ricostruirne la vicenda scrivendo, come si diceva, un diario per immagini più che un film. Un percorso in grado di tracciare la cronologia delle sue ricerche e farle convergere nella storia del razzismo del sud degli Stati Uniti dove tutt’oggi si vivono episodi di forte discriminazione.

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Non c’è filtro in quello che cerca di raccontare con un’onnipresente voce fuori campo, la sua, che contestualizza, ipotizza

gif critica 2 e immagina scenari di cui si sono perse le traccie. L’unica cosa certa di tutta la vicenda è che ci sono state due famiglie, una bianca e una nera, una carnefice e una vittima, una sepolta con il proprio cognome ed una rimasta anonima. E’ una litania questa di ricordare la contrapposizione tra due condizioni esistenziali diverse che si ripete più e più volte nel suo racconto esplicitando non solo un certo senso di colpa ma anche una rabbia inesplosa che trova sfogo proprio nelle immagini. Le tinte dai colori forti, l’abbandono dell’uso dell’immagine integrale, la desacralizzazione delle forme. Appunti che si fermano a riflettere su schermi neri e che si arrestano solo per lasciare spazio alla musica, come quella dirompente della celebre canzone di protesta Hell You Talmbout di Janelle Monáe che irrompe occupando il posto che di solito è riservato alle immagini. Non c’è censura nemmeno quando si tratta di riportare conversazioni personali con i membri della famiglia, quando ammette che ad oggi sua sorella è convinta che esista una distinzione genetica di tipo razziale e quando è costretto a sottolineare quanto la sua ricerca si sia rivelata scomoda per molti che ora vorrebbero metterlo a tacere.

did you wonder

Un progetto che quindi si pone a metà strada dall’essere totalmente un racconto autobiografico e un manifesto divulgativo di protesta. D’altronde tutta la filmografia di Wikerson si muove continuamente su questi due binari, eleggendolo con titoli come An Injury to One e Distinguished Flying Cross al piu politico tra i cineasti indipendenti americani. E’ pero con questo Did You Wonder Who Fired the Gun? che il regista entra di peso nella scia del racconto storico statunitense che vede quest’anno in I am not negro di Raoul Peck il massimo esponente. Lì come qui si stravolge la via del documentario canonico, puntando invece a calcare su insenature piu profonde di quelle d’archivio. Anche rischiando di deturpare i classici, come quel Gregory Peck ridotto ad un fotogramma negativo.

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