#Locarno71 – L’ospite, di Duccio Chiarini

Commedia generazionale con Daniele Parisi e Silvia D’Amico, racconta la storia di Guido, un ragazzo a cui vengono a mancare delle certezze. Dal regista di Short Skin

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Nel programma di Piazza Grande del Festival di Locarno, edizione 71 trova spazio un altro film italiano, L’ospite, del regista fiorentino Duccio Chiarini. L’ospite è una commedia sui problemi di coppia, principalmente quelli dei due protagonisti, Guido e Chiara, poi per duplicazione tematica anche degli altri, fratelli, amici e conoscenti che siano, tutti, nessuno escluso, con una volubilità sentimentale che è un po’ il marchio dei tempi. Il racconto di Chiarini però non si limita a questo ma punta ad allargare il suo spettro d’indagine al punto di vista generazionale, che nello specifico in Italia, per una fascia d’età compresa tra i trenta ed i quarant’anni, vuol dire fare i conti con una destabilizzante difficoltà lavorativa che rende impossibile pianificare quei passi che ad un certo punto della vita sembrano naturali.

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Guido (Daniele Parisi) e Chiara (Silvia D’Amico) non fanno eccezione: entrambi con degli ottimi curriculum da spendere faticano a trovare il loro spazio, lavorano in regime di sfruttamento e questa insicurezza ricade sulla solidità del loro rapporto che comincia a risentirne. L’ansia e l’emotività stesse di cui è afflitto Guido servono ad accentuare questo aspetto, queste aspettative continuamente frustrate, tollerate per un atteggiamento ingenuo che è sinonimo d’immaturità, di minimizzare il rischio durante il percorso di crescita, accampando scuse per nascondere la mancanza di decisione ed una mancanza di lucidità figlia della paura. Per il protagonista il percorso di cambiamento, il suo arco di trasformazione, che scaturisce dalla perdita di certezze che lo circonda, arriva a compimento, ed il finale chiude perfettamente il cerchio.

La comicità cercata da Chiarini è una comicità spontanea, giocata sull’ipocondria di Guido, che dopo il litigio con la fidanzata, tende naturalmente ad aumentare. Comincia a quel punto per Guido la ricerca di un posto per la notte, di un’ospitalità appunto da una casa all’altra, il pretesto per mostrare altre situazioni sentimentali ingarbugliate, altre derive amorose, con la follia e l’imprevedibilità che la caratterizza, per i cambi repentini, la solidità dei rapporti di una volta che adesso sembra scomparsa in una perdita di fiducia generale verso ogni cosa. Una comicità giocata sul suo continuo cadere dalle nuvole, perso dentro un castello d’ideali, che diventano nel film un inutile orpello, che in contrasto con tutti gli altri personaggi che si fanno beffe della sua spontaneità, del suo animo candido, creano delle situazioni molto interessanti e riescono nel loro intento, far ridere.

Non molto originale nel tema, neanche tenta di esserlo, poco sofisticato nelle inquadrature, L’ospite ha la sua forza nella scrittura spontanea, popolare, ed il merito, di quello davvero non si potrà fare mai a meno, di raccontare l’emergenza di una generazione tagliata fuori, con poche opportunità e poche risorse per immaginare il proprio futuro.

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