#Locarno72 – Incontro con Hilary Swank

Hilary Swank incontra il pubblico di Locarno dopo aver ricevuto il Leopard Club Award in Piazza Grande. Una chiacchierata in cui racconta degli inizi, della celebrità, e di Clint Eastwood

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Dopo 20 anni di carriera e due Oscar alle spalle Hilary Swank racconta al pubblico di Locarno, dove ha ricevuto il Leopard Club Award, di come la sua vita con la celebrità sia molto cambiata, degli sforzi compiuti per ottenere il successo e di come questo le abbia concesso di scegliere per lei dei ruoli con maggiore libertà durante il passato. “Quando sono arrivata a Los Angeles ho fatto tantissime commedie di mezz’ora, in pratica non venivo scritturata per nient’altro. Poi fortuna volle che venni scelta per Boys don’t cry (il primo film che le valse un Academy Award come attrice protagonista). All’epoca parlare di transgender non era di certo all’ordine del giorno, era un film che apriva un discorso che meritava di essere portato avanti, avessi saputo dell’importanza forse avrei avuto timore di sbagliare per una responsabilità troppo grande. Ma ho ancora molto da fare, ad ogni ruolo che interpreti giungi ad un bivio, che non è mai l’ultimo, per la parte successiva il lavoro ricomincia. Il cinema è una delle cose più creative al mondo, che ti permette di fare tante scoperte. Io sono cresciuta in un ambiente socio-economico modesto, ma i miei erano istruiti, erano comunque andati al college. Io volevo recitare, ma non sono mai andata in una scuola di recitazione vera e propria, ho fatto teatro di repertorio e tanta televisione. Dopo il successo improvviso di Boys don’t cry ho sviluppato il senso della critica, anche se il premio non è arrivato casualmente, sono stata a sgobbare 9 anni prima che accadesse

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Dopo il riconoscimento pubblico la vita dell’attrice e produttrice statunitense è cambiata radicalmente, sono passati vent’anni da quel momento e le priorità rispetto alla giovinezza, dove non si cerca altro che fare carriera, sono distribuite in maniera molto diversa, ora è una moglie e trova il tempo per occuparsi della sua famiglia, come ad esempio del padre che recentemente ha subito un trapianto di polmoni. Le stesse proposte di lavoro sono naturalmente notevolmente migliori, le arrivano richieste per ruoli molto significativi, interessanti e profondi. “Mi piace mescolare i ruoli, ma è difficile, cerco sempre di mirare al bersaglio, ma non sai mai precisamente dove si trova quel bersaglio. In questo periodo in cui sono felice cerco di interpretare dei ruoli che possano rispecchiare questa felicità. A 18 anni sul set di uno dei miei primi film mi dissero che sarei diventata una grande attrice, ma soltanto per incoraggiarmi! Questo lavoro è un continuo processo di apprendimento, ho ancora tanto da imparare, non voglio cullarmi sugli allori, è divertente pensare di fare un lavoro che ti permette di crescere cosi tanto. Anche quando ho iniziato la cosa che mi attirava maggiormente erano i personaggi. Mi sentivo un outsider, guardavo film come Elephant Man, storie che ti facevano sentire meno sola, cercavo storie con cui identificarmi. Cercavo delle persone che non si arrendono, che lottano per quello in cui credono e possono tracciare un sentiero. È sempre l’essere umano il mio punto di partenza“.

Per cercare l’ispirazione giusta Hilary Swank non rinuncia a vivere la quotidianità in maniera ‘normale’, ringrazia di non avere amici di convenienza ed improvvisa una situazione comica per raccontare come dentro la metropolitana di New York siano tutti impegnati ad osservare lo schermo di uno smartphone piuttosto che fare caso a lei, nessuno si mette a strillare guardandola, e questa disattenzione le lascia la possibilità di muoversi in città piuttosto liberamente, un privilegio per una celebrità a cui lei non rinuncia. Il lavoro le ha dato la possibilità di collaborare con tanti ottimi registi tra cui Clint Eastwood, che offrendole una parte in Million Dollar Baby, le ha regalato l’occasione di vincere il secondo Oscar. “Clint è una persona speciale, ma allo stesso tempo molto semplice. Lui analizza le persone, che poi anche loro in fondo sono tutte molto semplici, il suo modo di raccontare arriva al cuore della gente. Mentre lavoravo con lui già sapevo che quella sarebbe stata una delle esperienze più interessanti della mia carriera, con lui mi sono sentita protetta e guidata, non è scontato quando ti metti nelle mani di qualcuno che ti può plasmare. È molto più difficile lavorare con persone alle prime esperienze, con un regista affermato puoi limitarti a fare il tuo lavoro. Quando l’ho incontrato ho dovuto mettere su un po’ di massa muscolare. Al primo incontro, che non dimenticherò mai, mi disse: è meglio che inizi ad allenarti“.

Alla fine la parola passa al pubblico per le domande, una ragazza le chiede qualche consiglio per intraprendere la carriera da attrice come lei si appresta a fare, e la Swank usa parole piene di ottimismo per quello che riguarda il presente, parla di un momento eccitante per le new entry da quando i produttori indipendenti hanno messo piede negli Studios. Da quando è successo, ormai da qualche anno, sono state introdotte delle forti novità, come una maggiore libertà di raccontare le storie ed una migliore capacità narrativa, anche se dentro regole inflessibili che non danno ad esempio al regista la possibilità di un final cut come in passato, a meno di non chiamarsi Scorsese. “Adesso ci sono tante opportunità e tanto contenuto, cosi tanti ruoli per cui non ci sono abbastanza attori famosi, è un momento interessante. Ma il miglior consiglio che posso dare è quello di lavorare duro, non si tratta di solo divertimento, continua ad imparare, impara il linguaggio, impara a ballare, ottieni un arsenale di competenze“.

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