#Locarno75 – Incontro con Matt Dillon

Premiato ieri sera in Piazza Grande con il Pardo alla carriera, l’attore e regista americano ha incontrato stampa e pubblico a Locarno.

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Premiato ieri sera in Piazza Grande con il Pardo alla carriera, l’attore e regista americano ha incontrato stampa e pubblico a Locarno.

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La conversazione inizia attorno a City of Ghosts, fino ad ora il suo unico lungometraggio di finzione come regista: “L’idea di farlo così è sempre stata lì. Era un’idea semplice, due persone in Cambogia. Un film vecchio stile, in cui avrei voluto recitare. Volevo fare un film che avrei fatto come attore, ma mi interessava anche la possibilità di creare un mondo”. E a proposito del lavoro fatto con degli attori non professionisti ha detto “Lavorare con attori non professionisti mi ha permesso di girare in maniera totalmente libera. Hanno capito i caratteri dei personaggi, ci sono entrati dentro e la mia esperienza come attore mi ha permesso di lavorarci più facilmente”. Poi ha proseguito raccontando cosa significhi per lui fare il regista: “Girare è incredibile. Ma poi cominci a entrare davvero nella storia, nella vita delle persone, e diventa una storia umana. La cosa più importanti sono le emozioni, le storie delle persone. L’ispirazione non è venuta quando vivevo a Los Angeles. È il mondo intorno a me ad ispirarmi. Sono curioso. E mi piace osservare le persone, la natura umana. Hollywood è un buon posto dove ottenere i soldi per fare i film, ma l’ispirazione arriva da altre fonti”.

 

Dillon ha poi ripercorso alcune tappe della sua carriera, a partire dal suo esordio nel film di Jonathan Kaplan Giovani guerrieri. Ero giovanissimo e non ero assolutamente un professionista, ma la forza di quei personaggi mi aveva completamente risucchiato. Ho capito subito che quella sarebbe stata la mia strada. Jonathan poi mi fomentava, mi chiamava ironicamente “Marlon” (da Brando, ovviamente)”. Poi è passato a raccontare il lavoro con Francis Ford Coppola, con cui ha girato I ragazzi della 56ª strada e Rusty il selvaggio. “Francis era un fissato, amava la storia del cinema ed era un citazionista incredibile. Ci faceva vedere i film di Akira Kurosawa, John Ford e ci spiegava le scene nel dettaglio. Eravamo giovani e voleva che imparassimo”. Ma quando gli chiedono quale regista per lui rappresenti il cinema, Dillon risponde senza esitazione “Buster Keaton. Basta vedere un suo film e si capisce che lì dentro c’è tutto, è più grande di qualsiasi altro“.

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