Locked Down, di Doug Liman

Scritto da Steven Knight e girato in 18 giorni a Londra, un dramma che vira verso la commedia action dove ci sono troppi fantasmi zoom ma che è vitale grazie anche all’intensa prova dei protagonisti.

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Londra è vuota. Ci sono i semafori accesi e il rumore delle sirene. Un riccio cammina da solo per strada. Poi si entra negli stretti confini di un abitazione. Gli effetti del COVID-19, soprattutto quelli della prima chiusura nel marzo del 2020, porteranno molti film a raccontare crisi sentimentali da camera, facendo esplodere tutto l’impeto, la violenza e la forza benefica della parola. C’è chi ci ha giocato con molta furbizia come Sam Levinson in Malcolm & Marie, mettendoci di mezzo un po’ di bianco e nero, citazioni di classici in mezzo a liti e riappacificazioni ricorrenti. C’è chi invece la pandemia l’ha provata a vivere sulla pelle del proprio film e dei propri personaggi come Locked Down attraverso un cinema sicuramente meno ambizioso ma che alla fine risulta più vero e credibile.

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Girato in 18 giorni, Locked Down vede protagonisti Anne Hathaway e Chiwetel Ejiofor nei panni di Linda e Paxton, una coppia che è sul punto di separarsi ma che ora è obbligata, a causa della pandemia, a convivere nell’appartamento londinese. Cercano di simulare un’apparente normalità che invece non c’è. Si parlano a fatica e gli spazi della casa diventano sempre più stretti. La svolta arriva quando Paxton viene assunto come autista dall’azienda dove lavora Linda per consegnare delle pietre preziose. Si ritroveranno così nel grande magazzino di Harrods dove ci sarà una svolta improvvisa nelle loro vite.

In Locked Down si avverte sicuramente la mano dello sceneggiatore Stephen Knight nel modo in cui l’esistenza di Linda e Paxton si trasforma in una specie di labirinto. Al posto del telefono di Locke ci sono gli spostamenti nervosi dentro l’abitazione dove una rivelazione che può definitivamente rompere gli equilibri già fragili può essere sempre dietro l’angolo. C’è poi l’illusione della normalità; è infatti presente una scena-chiave che può raccontare il presente e il futuro delle nostre vite. Linda si trucca prima di una riunione su zoom e poi svolge l’ingrato compito di licenziare alcuni dipendenti dell’azienda per cui lavora. Liman si affida alla bravura dell’attrice e al tempo stesso ha il merito di mostrarne quella maschera indossata ‘a tempo’ che poi si scioglie. La parola diventa anche qualcosa di terapeutico. “Sentire la storia di Parigi ad alta voce mi ha fatto pensare”. Ed è qui che ci sta uno degli scarti più interessanti del film. Il passaggio dal pensiero alla frase detta e poi all’azione.

Certo il cinema di Liman è condapevole che non è in grado di reggere tutta l’azione sui due personaggi come invece si è grandiosamente illuso Sam Levinson con Malcolm & Marie. Linda e Paxton sono una coppia in crisi come Angelina Jolie e Brad Pitt in uno dei film più famosi del regista statunitense, Mr. & Mrs. Smith, anche se non sono due killer che lavorano per delle organizzazioni rivali. Forse ci mette dentro troppi personaggi nelle riunioni zoom e li lascia lì, dentro il PC. Tra loro però c’è un’irresistibile comparsa ed è quella in cui il ragazzino che interpreta il figlio del dirigente Ben Stiller esibisce scritte come “Fucks Vermont” o “Vermont Sucks Ass” mentre il padre sta parlando delle strategie dell’azienda con Linda.

Locked Down cerca i punti di fuga, le aperture: la poesia declamata per strada di D.H. Lawrence da Paxton in una delle scene più vive del film, Linda che sfoga ballando nervosamente in giardino sulle note di Stand and Deliver di Adam and the Ants. Tutto avviene prima dello spostamento in moto in una Londra deserta, un altro dei volti oscuri e affascinanti della metropoli. La maschera da necessità diventa la risorsa. Ejiofor e Hathaway sono perfettamente credibili anche in questa improvvisa svolta tra The Bourne Identity e una commedia alla Wyler. Si, proprio il regista che Malcolm ha declamato nel film di Levinson e che invece Liman incrocia, anche casualmente, in tutta la parte finale, rispolverando Come rubare un milione di dollari e vivere felici. A volte il cinema, come la vita, è strano. E proprio sotto la pandemia il cinema del regista trova delle risorse che raramente si erano viste prima.

 

Titolo originale: id.
Regia: Doug Liman
Interpreti: Anne Hathaway, Chiwetel Ejiofor, Stephen Merchant, Mindy Kaling, Lucy Boynton, Dule Hill, Jazmyn Simon, Ben Stiller, Ben Kingsley
Distribuzione: Warner Bros. Italia
Durata: 118′
Origine: USA/Gran Bretagna, 2021

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.6

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
2.88 (16 voti)
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