Locked – In trappola, di David Yarovesky
La claustrofobia non è mai fine a sé stessa, ma rielaborata in chiave politica: denuncia l’osservazione passiva, virtuale e complice della violenza impunita. Convincente.
Sono davvero lontani i tempi e gli sguardi di quel cinema statunitense low budget, alla costante ricerca del claustrofobico, della limitazione di scenari e della questione politica che, in qualche modo, dovrebbe fare capolino: sospesa talvolta maldestramente, altrimenti miracolosamente, tra tensione, jump scare, adrenalina e primi e primissimi piani. Nonostante si tenda a considerare quel filone come ormai dimenticato, diversi autori del cinema americano più recente sembrano dimostrare il contrario, a partire dal David Yarovesky di Locked – In trappola, prodotto da Sam Raimi.
Certamente non ci siamo dimenticati di titoli quali Open Water, The Descent – Discesa nelle tenebre, Buried – Sepolto, Frozen e 127 ore. Ancor meno dei più recenti Locke, 47 metri e Fall. A ridare nuova linfa vitale al genere ci pensa proprio David Yarovesky, autore discontinuo e curioso di titoli quali Brightburn e Nightbooks, che a distanza di quattro anni torna dietro la macchina da presa, firmando la regia del thriller a tinte horror Locked – In trappola.
Eddie Barrish (Bill Skarsgård) è un giovane senza dimora, indebitato fino al collo. Vaga senza meta tra le strade malfamate, psichedeliche e spietate di una metropoli senza nome che ricorda curiosamente la Gotham di Zack Snyder – e non quella di Christopher Nolan – tentando di rapinare un auto o un passante. Sebbene certo di conoscere perfettamente “le leggi della strada”, un giorno come tanti si introduce in un SUV di lusso, la Dolus, che, parcheggiato ai margini di un’area periferica, si presenta (s)fortunatamente sbloccato. Una volta dentro, però, non può più uscire. Costretto dal diabolico proprietario William (Anthony Hopkins) a un’osservazione graduale della violenza che gli uomini possono infliggere impunemente a individui più o meno innocenti, Eddie dovrà trovare il modo di fuggire. Ma a quale prezzo?
Su script di Michael Arlen Ross e produzione di Sam Raimi – il quale, negli ultimi anni, sembrerebbe interessarsi sempre più alla “spinta” dei giovani autori del panorama cinematografico horror statunitense e sempre meno al proprio grande ritorno – David Yarovesky, giunto al quarto lungometraggio da regista, rintraccia nello sregolato thriller argentino 4×4 di Mariano Cohn – ispirato a sua volta a Captured di Peter Liapis – uno squarcio sottile e diabolicamente seducente nel buio profondo dell’America d’oggi. Facendosi indagine politica sulla violenza dilagante, perlopiù impunita e ulteriormente oscurata da una disparità evidente e spaventosa tra élite e povertà, Locked torna allo spirito tipicamente carpenteriano di La notte del giudizio di James DeMonaco, ritrovando l’oscurità nella quale la violenza deflagra, supportata e denunciata con ferocia dai nuovi strumenti dell’high tech: in quel caso sistemi di sorveglianza domestica, qui invece automobilistica.
Yarovesky dà un accenno di scenario esterno – lavorando sulla scia del ben più ambizioso, adulto e politico Cosmopolis di David Cronenberg, altra osservazione claustrofobica sul male degli uomini e del potere – per poi concentrarsi esclusivamente sul corpo e sul volto del suo interprete, Bill Skarsgård, il quale veste qui i panni del più classico delinquente stoner: audace ma goffo, criminale eppure dolce. Risulta dunque complesso, se non addirittura impossibile, non parteggiare per lui, perfino quando è in errore.
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Il suo Eddie Barrish, infatti, sembra essere fuggito dal View Askewniverse di Kevin Smith, in quanto a umorismo, istinto e sensibilità. Non casualmente Yarovesky gli affida il citazionismo cinefilo più smaccatamente pop, qui declinato in chiave grottesca, tra una scarica elettrica e una serie di corpi mutilati e maciullati dalla potenza inarrestabile della Dolus: un po’ Supercar, un po’ Christine. Go ahead, make my day. Eddie ha ragione: qui Eastwood/Callaghan incontra Il giustiziere della notte, quell’Anthony Hopkins/Williams sempre più Charles Heller e sempre meno Charles Bronson. Il male, oggi, non necessita di alcuna fisicità muscolare, bensì di schermi e inevitabili evoluzioni dell’IA. Tra King e De Lillo.
Titolo originale: Locked
Regia: David Yarovesky
Interpreti: Bill Skarsgård, Anthony Hopkins, Michael Eklund, Ashley Cartwright, Navid Charkhi
Voce: Gabrielle Walsh
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 96′
Origine: USA, 2025
























