L'oro di (B)Hollywood – LA NOTTE DEGLI OSCAR 2009
The Millionaire, il melting pot firmato Danny Boyle, regista discutibile con qualche discreto film alle spalle, pur essendo una delle prove più ruffiane e sopravvalutate della stagione, ha convinto una giuria incantata dal folklore politically correct e multiculturale di un'operazione new global. Sconfitto Mickey Rourke. Due Oscar per Milk di Van Sant
Se il grande sconfitto della serata si rivela essere Il curioso caso di Benjamin Button, le cui 13 nomination si sono tradotte in sole tre statuette, peraltro in categorie tecniche "minori" (Effetti speciali, Scenografia, Trucco), la più grande delusione è probabilmente arrivata con il mancato Oscar al monumentale Mickey Rourke di The Wrestler. Una sconfitta la sua, a vantaggio dello Sean Penn di Milk (peraltro in una delle sue interpretazioni più misurate e convincenti), non del tutto inaspettata. L'Academy Awards nel suo tradizionalismo simil-massonico ha sempre rispettato ritorni e redenzioni, ma da qui a celebrare definitivamente un "irregolare" come Rourke ce ne passava. Ne è uscito così il secondo Oscar (dopo quello per la sceneggiatura originale) per il film di Van Sant che, tutto sommato, può considerarsi il secondo vincitore "morale" della serata dominata dagli indiani di Boyle.
Rimane l'idea di una Hollywood sempre molto legata alle mode e ai venti politici del paese. Contraddistinta da un anticomformismo controllato e buonista (Heath Ledger e il suo, scontato, Oscar postumo per Il cavaliere oscuro), da giochi di potere mediatici e produttivi misteriosi, se non inspiegabili (la vincente Winslet candidata per The Reader, anziche Revolutionary Road), da un coraggio sempre ancorato a una lettura di superficie e lontana dai fermenti concettuali più complessi – come non pensare a Frost/Nixon, forse… forse il miglior film di Ron Howard.
Anche a me The Millionaire non ha entusiasmato, ma dovreste smetterla con queste prese di posizione a-prioristiche e francamente ridicole. Si sa benissimo che Danny Boyle non vi piace, dunque tutta la redazione ha l'obbligo di parlare per forza male di lui, e dunque Boyle è un regista mediocre e qualsiasi suo lavoro è brutto e discutibile. <br />I registi andrebbero giudicati di volta in volta, film per film, per fare una critica intelligente e costruttiva… Non essere amati o odiati a priori. <br />Quando imparerete a saper CAMBIARE IDEA, diventerete una rivista seria.
premesso che questa idea di serietà data dal "cambiare idea" è almeno discutibile, vorremmo invitare il lettore a rileggersi gli articoli su Danny Boyle presenti sul sito (basta usare il motore diricerca interno). Forse nella diversità di opionioni e di sguardi dei nostri redattori, siamo stati anche troppo indulgenti con questo regista. Ma qui cerchiamo di coniugare la "libertà" critica con "un'idea" critica, e non è cosi' facile. La critica costruttiva, francamente, non sappiamo cosa sia. Cosa deve costruire, la critica? Semmai ri-costruire…dopo le macerie della visione.
trovo questa celebrazione di un regista mediocre come boyle davvero penosa, da parte dell'industria hollywoodiana. Forse che sia un tentativo di aprirsi meglio al mercato, enorme, di bollywood? non credo che gli indiani ci cascheranno cosi' facilmente
Da che mondo è mondo l'Academy ha sempre premiato la rappresntazione di qualsiasi minoranza sociale, dimostrandosi spesso retorica e qualunquista. Vi rinfresco un po' la memoria: Hoffman-Autistico, Pacino-Cieco, Hanks-Vittima dell'AIDS, Hanks-Ritardato Mentale, Day Lewis-Portatore d'Handicap, Benigni-Ebreo Deportato, Foxx-Cantante Cieco Recentemente Scomparso. E quest'anno? Penn-Gsy Vittima di Omofobia. Formidabile Penn… come gli altri sopracitati… eppure credo che nel 2009 sia Rourke che Langella siano stati superiori al grande Sean. Smettiamo perciò di meravigliarci e cerchiamo di essere un po' più conformisti… e forse anche noi, un giorno, riusciremo a goderci appieno la "Notte degli Oscar".