"L'ospite inatteso", di Tom McCarthy

Tom McCarthy scrive e dirige una pellicola fortemente umanista, in cui la diversità razziale e culturale viene vista come ricchezza e fonte di nuove esperienze. Nell’incontro con l’altro si cela la possibilità di superare le proprie barriere mentali per un’apertura emotiva e intellettuale che può diventare gioia di vivere e riscoperta di se stessi.

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Walter Vale è un professore universitario che insegna economia in una piccola cittadina del Connecticut. La sua vita scorre monotona tra ricevimenti di studenti, cene silenziose e tristi lezioni di piano. Un vuoto incolmabile attanaglia il cuore di Walter, quello causato dalla morte della moglie. Il professore, un giorno, viene mandato a New York per sostituire una sua collega alla presentazione di un libro e scopre che il suo appartamento è stato affittato, a sua insaputa, ad una giovane coppia composta dal siriano Tarek e dall’africana Zanab. L’incontro con queste persone e successivamente con la madre di Tarek porterà Walter alla riscoperta di qualcosa che aveva dimenticato, il gusto di vivere. La sceneggiatura di Tom McCarthy (anche regista) ha infatti l’andamento e le sfumature della vita reale, nella quale sono spesso gli imprevisti a dettare le nuove direzioni che può prendere l’esistenza delle persone. Molte volte quello che il destino toglie ridistribuisce poi in modo inaspettato e seguendo questa concezione del vivere umano McCarthy amalgama commedia e tragedia, ironia e angoscia, lotta e abbandono in una struttura narrativa che ha la consistenza della realtà, dove i sentimenti si mischiano e confondono, senza interruzioni, in un flusso emotivo in cui bisogna perdersi per poter riscoprire le sorprese che la vita ci riserva.
Il regista è attento anche al forte messaggio sociale che la sua pellicola possiede, grazie ad uno sguardo umanista e progressista sui rapporti interraziali, in cui la diversità è sempre vista come ricchezza e come una possibilità di ampliare i propri limiti (umani e culturali) e la propria idea del mondo e delle persone che si hanno intorno. Anche la musica gioca un ruolo fondamentale nel film, sia come forma di linguaggio universale (Walter e Tarek iniziano a conoscersi nel momento in cui il giovane comincia ad insegnare a suonare il tamburo a Walter) sia come momento di espressione personale (la bella scena finale) e collettiva (Walter e Tarek che suonano al parco insieme a persone di ogni nazionalità) e serve a Walter per ritrovare qualcosa di se stesso, forse solo la semplice sensazione di essere ancora vivo. L’America che fa da sfondo alla storia è ancora piene delle paure causate dagli attentati dell’undici settembre e della diffidenza nei confronti degli immigrati, soprattutto africani e arabi. Eppure si scorge un’umanità talmente profonda nei legami che si verranno a creare tra i vari personaggi che la speranza di un mondo senza pregiudizi (razziali, etnici) sembra ancora possibile. Un mondo in cui muoversi e spostarsi e vivere in qualsiasi paese si voglia non sia solo un privilegio di pochi ma un diritto universale di tutti.

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Titolo originale: The Visitor
Regia: Tom McCarthy
Interpreti: Richard Jenkins, Hiam Abbas, Haaz Sleiman, Danai Gurira
Distribuzione: Bolero Film
Durata: 103'
Origine: USA, 2008

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