Louise Glück. Nessuna disperazione è come la mia disperazione

Sedicesima donna a ricevere il Nobel per la letteratura, classe 1943, la poetessa americana, già detentrice di un Pulitzer, contro ogni prognostico, è la vincitrice di questo 2020

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Sedicesima donna a ricevere il Nobel per la letteratura, classe 1943, la poetessa americana Louise Glück è la vincitrice di questo 2020. Premiata contro ogni prognostico per “la sua inconfondibile voce poetica che con austera bellezza rende universale l’esistenza individuale”, la scrittrice ha già portato a casa un Pulitzer per la poesia nel 1993, il National Book Award nel 2014 ed è stata nominata poeta laureata degli Stati Uniti nel 2003.

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Louise Glück nasce il 22 aprile a New York da una famiglia di immigrati ebrei ungheresi. Sin da piccola viene avvicinata dai genitori, entrambi appassionati di letteratura, allo studio dei classici e alla scrittura di poesie. Dopo aver iniziato a soffrire di anoressia nervosa, inizia a frequentare i corsi di poesia della Columbia University, senza però ottenere mai una laurea.

La poetessa è autrice di 14 raccolte di poesie note per la loro sensibilità e introspezione, per l’intreccio con la cultura greca e latina (e anche italiana, dal momento che fra le sue opere ne figura una dal titolo emblematico di Vita Nova), ma anche per la cupezza delle tematiche, che comprendono sia i grandi temi universali come la morte e la solitudine, ma anche le vicende personali di Louise, come l’anoressia. Tra i suoi lavori più noti ed apprezzati in questo senso si trovano The Triumph of Achilles (1985), e Ararat (1990). Il primo fa seguito all’incendio della sua casa in Vermont, causa della perdita di tutti i suoi beni. La ripresa del personaggio di Achille fa riferimento, in parallelo all’esperienza della poetessa stessa, all’accettazione della mortalità dell’eroe che attraverso il trauma giunge ad una più elevata comprensione dell’esperienza umana. Il secondo è il risultato delle emozioni scaturite dalla morte di suo padre Daniel, avvenuta cinque anni prima. Il titolo fa riferimento alla montagna presente nel racconto del diluvio della Genesi (ma Ararat significa anche “montagna del dolore”) e la raccolta è stata definita dal critico Dwight Garner del New York Times come “il libro di poesia americana più brutale e più colmo di dolore pubblicato negli ultimi 25 anni”.

In Italia Louise Glück non è stata fino ad ora molto tradotta. Alcuni suoi componimenti sono inclusi in due antologie, Nuovi poeti americani di Einaudi e West of your cities di minimum fax, ma le uniche pubblicazioni per intero nel nostro paese le hanno ottenute L’Iris selvatico (The Wild Iris) del 1992, uscito in Italia solo nel 2003 e Averno del 2006, edito in Italia nel 2019.

L’Iris Selvatico è una raccolta di 54 poesie considerata una delle più visionarie opere della poetessa americana. Il libro (che le è valso il Pulitzer) è ambientato in un giardino, nel quale sono presenti i tre protagonisti: dei fiori, il poeta-giardiniere e una figura onnisciente riconducibile ad una divinità. Averno, il cui titolo si riferisce al cratere che portava agli inferi secondo la mitologia classica, partendo dal mito greco di Persefone e Demetra riflette sul legame tra madre e figlia e sulla paura dell’invecchiamento.

Queste pubblicazioni sono state garantite nel nostro paese da Massimo Bacigalupo, professore e critico letterario, ma anche esperto di cinema e regista della corrente del cinema underground anni ’60 e ’70. Bacigalupo ha contribuito a fondare nel 1967 la “Cooperativa Cinema Indipendente”, un gruppo di filmmaker che intendeva, sul modello della “Film-Makers’ Cooperative” di New York rinnovare le forme e le modalità del cinema proiettando le loro opere nei musei e nei cineclub. Della Cooperativa hanno fatto parte anche Piero Bargellini, Guido Lombardi e Gianfranco Baruchello. Bacigalupo ha inoltre redatto interventi critici sul cinema underground per Filmcritica e Bianco & Nero.

Il Nobel a Louise Glück è un Nobel “statunitense” a quattro anni di distanza dal discussissimo ed atipico Nobel a Bob Dylan nel 2016. L’ultimo poeta a vincere il Nobel è stato nel 2011 lo scrittore svedese Tomas Tranströmer, mentre l’ultima poetessa vincitrice è stata invece la polacca Wisława Szymborska, nel 1996.

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