Louise-Michel, di Benoît Delépine, Gustave Kervern

un'immagine del film Louise Michel
Con un occhio alla comicità surreale dei Monty Python De Kervern e Delépine fanno di Louise-Michel un on the road dal ricco sottotesto culturale e dai chiari risvolti sociali, che, oltre ad essere un atto di denuncia contro il precariato e la disoccupazione, riesce a trasformarsi, alla fine, in una storia d’amore tra due personaggi mascheratisi per tutta la vita che solo nell’omicidio e nell’estraneità rispetto a ciò che li circonda riescono a trovarsi e a sorridere.
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Louise MichelQuando la fabbrica dove lavorano chiude improvvisamente, un gruppo di donne decide di mettere insieme i soldi della liquidazione per assoldare un killer e vendicarsi così del loro capo. Una di loro, Louise (Yolande Moreau), un tempo Jean-Pierre ex galeotto travestitosi da donna per trovare un lavoro, si propone per il compito di trovare chi possa aiutarle e, casualmente, incontra un maldestro e bizzarro assassino, Michel (Bouli Lanners), un tempo Cathy, che ingaggia senza esitazioni.
Michel, utilizzando la cugina malata terminale, riesce ad uccidere il direttore della fabbrica, ma si viene a scoprire che al di sopra di quest’ultimo c’è un altro padrone: Louise e Michel partono allora per Bruxelles per poi andare a Jersey al fine di eliminare, quale ultimo obiettivo, il proprietario della fabbrica chiusa.
Scegliendo di mostrare solo quello che interessa loro, lasciando spesso l’azione fuori dall’immagine e, anzi, utilizzando proprio il fuori campo come enorme fonte di sorpresa e di shock, i due registi francesi mettono in scena una brillante ed irriverente commedia nera – premiata al Sundance Film Festival e al Festival di San Sebastián, campione di incassi in Francia – che attacca e mette in ridicolo, riflettendoci comunque sopra, numerose questioni del mondo contemporaneo: la disoccupazione, la crisi economica, i rapporti di potere, la solitudine.
De Kervern e Delépine non hanno problemi ad affrontare e a riaprire questioni difficili e delicate, dall’11 settembre (l’ingegnere meccanico amico di Michel ricostruisce con dei modellini l’attentato alle Torri Gemelle per dimostrare come non sia stato l’aereo la causa del crollo degli edifici) al cancro (Michel utilizza per i suoi omicidi due persone ormai malate terminali, che, non avendo più possibilità di vivere, accettano di uccidere), passando per l’ambiguità sessuale – divertente sottotesto all’intera vicenda ed esilarante fonte di gag, dato che solo lo spettatore per più di metà del film conosce la vera natura dei due protagonisti – senza dimenticare una frecciatina alla moda contemporanea del biologico, con un ottimo Mathieu Kassovitz, proprietario di un agriturismo senza clienti, che si dedica alla coltivazione di prodotti rigorosamente naturali ma dai nomi e dalla composizione bizzarri.
Con un occhio alla comicità surreale dei Monty Python – a prova di ciò basti il prolo
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Louise Michelgo, completamente slegato dalla vicenda, che mette in scena una cremazione sulle note dell’Internazionale – , De Kervern e Delépine fanno di Louise-Michel – titolo che tra l’altro, oltre che richiamare i due protagonisti, è un diretto riferimento all’omonima anarchica francese dell’Ottocento, citata e mostrata inoltre anche alla fine del film – un on the road dal ricco sottotesto culturale e dai chiari risvolti sociali, che, oltre ad essere un atto di denuncia contro il precariato e la disoccupazione, riesce a trasformarsi, nel finale (forse la parte più debole), in una storia d’amore tra due personaggi mascheratisi per tutta la vita, perennemente soli (a tratti commovente, col senno di poi, la scena in cui Louise ride guardando un cartone animato alla televisione) difficilmente accettati, che solo nell’omicidio e nell’estraneità rispetto a ciò che li circonda riescono a trovarsi e a sorridere.
 
Titolo originale: id.
Regia: Gustave De Kervern, Benoît Delépine
Interpreti: Yolande Moreau, Bouli Lanners, Albert Dupontel, Mathieu Kassovitz
Distribuzione: Fandango
Durata: 94’
Origine: Francia, 2008
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