"L'ultima foglia" di Leonardo Frosina

L'ultima foglia

La mappa geografico – temporale di Roma, tra il buio e la luce, si fa bussola indicatrice della deriva di un rapporto. Il giorno è di Rossana, la notte di Zeno. Persi in una relazione alla deriva, s'incontrano raramente, cercando nel frattempo, altrove, qualcosa.

 

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L'ultima foglia'Questa gente, questa città mi soffocano, mi guardo allo specchio e non mi riconosco più…è questa città mi fa sentire estranea e sola' – sostiene Rossana.

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Leonardo Frosina giunge a L'Ultima foglia dopo i cortometraggi Venerdì (1998), Non amo nessuno (2002), L'essenza dell'assenza (2004), Uriele (2005) ed il lavoro finale, dell'International Film Workshop Academy di berlino, The song of the whale.

Roma è la protagonista prepotente de L'ultima foglia, primo lungometraggio per il regista trapanese. La mappa geografico – temporale dell'avvilupparsi delle sue strade, tra il buio e la luce, si fa bussola indicatrice della deriva di un rapporto. 

 

C'è il giorno con Rossana (Giorgia Cardaci Controvento, Il trasformista, Pianosequenza), musicista, che cerca di adattarsi alla nuova città, percorre le strade affollate, vede le persone, ma le percepisce desostanziate dalla distanza. Ed è questa che le fa scattare, immediata, un'angoscia esistenziale perchè espressione dell'abisso che la divide dal compagno Zeno (Fabrizio Ferracane, Andata e ritorno, Malena, Ecovanavoce). Si rifugia, autorecludendosi, in una casa buia in cui la luce del mattino, che proviene dall'esterno e trapassa le finestre, rimbalza contro i toni cupi degli interni e, non riuscendo ad emergerne, si mischia divenendo claustrofobica. Qui il tempo è cadenzato da un montaggio che rallenta le immagini allo stremo per restituirci l'inutilità delle interminabili giornate in attesa di una chiamata. Attraversato il dramma passiamo al road movie, in cui Roma scorre frenetica, notturna e concitata. In questa dimensione Zeno, metronotte, guida per lavoro, perlopiù alla ricerca inquieta di qualcosa che non trova più negli occhi e non prova più nel corpo di Rossana. Sui toni cupi e violacei della città silenziosa e vuota, inaciditi dal verde dei lampioni, si staglia e prevale, il calore dei gialli di un bar. All'interno Zeno, trova rifugio, materializzato nella barista Lena/Morfeo (Kristina Cepraga, Gianni e le donne, Ces amours là, Gli amici del bar di Margherita) che lo culla tra le braccia, soddisfacendo, per lo più oniricamente, il suo costante peregrinare.

Le vite di Rossana e Zeno corrono parallele come i tram che stridono contro i binari d'acciaio in via Prenestina di fronte il loro appartamento. Come s'intersecano le linee della tangenziale est sopra le loro teste così i corpi per lenire la tensione emotiva palpabile. L'incrocio scoppia nell'affanno di un amplesso, terminato il quale ritorna incolmabile la distanza. Lo spazio d'aria che resta davanti Rossana è rotto dalla sua mano che accarezza il vuoto, mentre, le parole volano e stordite sbattono contro la porta dietro la quale il compagno scompare. "Sono incinta" è un parlarsi addosso.

 

Lo sdoppiamento della natura urbana/umana è scandito da time lapse delle immagini metropolitane, veloci accelerazioni temporali che divengono interferenza del punto di vista registico. Questo entra emotivamente nel tessuto filmico deponendo a favore del mondo di Zeno. Una 'scorrettezza', che sarebbe potuta essere un bel punto di forza – autoriale, ma che viene depotenziata quando coadiuvata da una sceneggiatura che, a tratti, scivola nella banalità e da elementi tecnici, fotografici ed audio, in alcuni frangenti, dalla resa non ottimale. La prima foglia di una bella primavera diventa così l'ultima foglia di un triste autunno che, purtroppo, cade e s'impantana invischiata nella forma dei dettagli.

 

Regia: Leonardo Frosina

Interpreti: Giorgia Cardaci, Fabrizio Ferracane, Kristina Cepraga, Alfio Sorbello, Ninni Bruschetta

Origine: Italia, 2013

Distribuzione: JOSEI

Durata: 90'

 

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