L’ultima notte di Amore: incontro con Andrea Di Stefano e il cast

Presentato alla Berlinale Special, il film italiano si racconta. Presenti il regista e gli interpreti Pierfrancesco Favino, Linda Caridi, Francesco Di Leva

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Vogliamo definirlo uno spaghetti noir?” chiede il regista Andrea Di Stefano scherzando. Per quanto si tratti di una battuta, il termine è calzante. L’incontro con il cast de L’ultima notte di Amore si è tenuto ieri al Grand Hyatt Hotel, nel cuore della Berlinale.

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Una certa tensione ha dominato la platea quando l’interprete protagonista del film, l’affermatissimo Pierfrancesco Favino, ha fatto una dichiarazione a nome dell’Associazione, Unita (composta da 1500 attori), che non ha lasciato nessuno indifferente: “Da attore è molto complicato uscire dalle barriere del proprio cinema. È difficile che gli attori italiani riescano a uscire dai confini della penisola se la famiglia Gucci parla l’inglese del New Jersey. Solo in Italia abbiamo lavoratrici e lavoratori che attendono da mesi che gli venga rinnovato il contratto. Solo in Italia vediamo una tale assenza di tutele moderne ed efficaci. Gli attori e le attrici non hanno contratti. Questo è dovuto anche ai produttori che non intendono sedersi a contrattare. Un paese che vuole dirsi civile non può lavorare così. Stiamo lavorando ad una mobilitazione sindacale per tenere in vita il nostro cinema. Io penso di poter portare il mio paese in un ambito internazionale, non si dica che il problema è la lingua.”

Il tema dominante dell’incontro è stato proprio l’italianità. Andrea Di Stefano ha infatti ammesso: “Dopo l’ultimo film che ho realizzato, The Informer, che è stato molto difficile per ragioni “americane”, sentivo di aver bisogno di tornare a raccontare una storia che sentissi più vicina a me e alla mia esperienza di vita. Lavorando all’estero mi sono reso conto di quanto siamo bravi noi. Non è stata una scelta romantica ma creativa. Io ho scritto questa sceneggiatura avendo in mente Favino e fortunatamente quando gli ho proposto il progetto lui ha accettato.

Si tratta di un film che per tanti versi riporta tutto ad una dimensione “umana”. Continua il regista, “come tutto nel film, si è fatto come si faceva una volta. Abbiamo fatto dei veri e propri casting; quando ho visto la chimica tra Linda e Pierfrancesco ho capito che avevo trovato il mio cast.”

Il produttore Marco Cohen ha risvegliato una certa ilarità quando ha affermato: “Abbiamo bestemmiato non poco quando il regista ci ha detto che voleva girare in 35mm. Poi però gli abbiamo dato tutto, dall’elicottero, alle scene in autostrada. È uno degli unici italiani in questi anni ad essere stato mixato in Atmos”, ha continuato.

Se non ci sono riferimenti concreti al cinema del passato, c’è comunque un tono che appartiene alla filmografia italiana: “Abbiamo cercato quella zona interessante tra commedia e dramma che sappiamo fare benissimo nel nostro cinema. Tutti gli attori hanno contribuito con scene improvvisate”, commenta Di Stefano. “Fin dal primo incontro con Favino, con la sceneggiatura sul tavolo, ci siamo chiesti se fare un film all’americana o profondamente italiano. Avevamo la stessa ambizione, eravamo in simbiosi” conclude.

Il personaggio Franco Amore, d’altronde, si nutre di un paradosso che conosciamo: “quella linea sottile tra onesto e fesso, che è una cosa totalmente italiana”, ci dice Favino, “Dai grandi personaggi che ho interpretato, come Craxi, Buscetta, passare a essere un uomo comune è un’ambizione dal punto di vista creativo. Vorrei che un Franco Amore vedesse il film, questa forse sarebbe la soddisfazione più grande.”

Milano non è stata una scelta casuale; Roma e Napoli sono già state raccontate dal punto di vista criminale. “Trovavo interessante ambientare il film in un’arena considerata la città della moda. La Milano da bere, le grandi famiglie industriali, i grandi eventi sportivi.”

Una Milano dove la comunità cinese è assolutamente integrata. L’interprete Wen Mao è fiero di questo lavoro: “Credo sia l’unico film italiano ad avere così tante facce cinesi. Siamo rappresentati come gli italiani: ci piace il calcio, la cucina piccante, coabitiamo nutrendo uno scambio culturale tra Italia e Cina.

Gli interpreti sono rimasti entusiasti dal metodo utilizzato dal regista. Linda Caridi afferma “Andrea è stata una presenza calda e costante sul set. Mi stava vicino, respirava con noi. Il lavoro con lui si è articolato dal linguaggio alle azioni all’interiorità.” Anche Francesco Di Leva si racconta: “Sono orgoglioso di aver lavorato accanto a Favino, lo ammiro come attore da tanto tempo. E poi, girare in pellicola è qualcosa di vivo e potente, una sensazione senza eguali.”

Il film uscirà nelle sale italiane il 9 marzo e ben presto anche in Francia e Germania.

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