L’ultimo giorno sulla terra, di Romain Quirot
Un film catastrofico più efficace quando l’Apocalisse è fuori campo, tra le pieghe di un racconto di frontiera che rilegge un genere senza paura e riduce la sci fi ad apparizione fantasmatica
Paul W.S., un’astronauta in fuga. È l’unico in grado di distruggere un corpo celeste in rotta di collisione verso la Terra ma la missione finirebbe per ucciderlo. Così scappa, si nasconde dai cacciatori di taglie che il fratello ha mobilitato per cercarlo e fa amicizia con Elma, un’adolescente sbandata.
Per il suo esordio, L‘ultimo giorno sulla terra, Romain Quirot torna negli spazi del suo cortometraggio omonimo del 2015, ma soprattutto torna ad un’idea di sci-fi alla Besson, straniante, ironica, nei confronti delle convenzioni hollywoodiano. Quirot non ha, però, la stessa delicatezza, la stessa visione, dell’autore francese. E così il suo è un mondo luminoso, vario, ricco di vita, ma anche derivativo tanto dai video dei francesi Justice e dal cinema di Blompkamp, quanto dalla fascinazione per l’estetica retrò.
È appassionato Quirot, ma non riesce a nascondere una certa rigidità nel maneggiare il tipico repertorio del cinema massimalista. Più che inserire il film a forza in una griglia che non gli compete, Quirot preferisce assecondare con intelligenza l’anima duale del suo film, pensato secondo i dettami del film catastrofico pop, eppure ancora legatissimo alla sua precedente natura di cortometraggio. E così da un lato il passo del racconto si fa sempre più minimale, retto da un elegante storytelling visivo, dall’altro la catastrofe si sposta tutta nell’intimità dei suoi protagonisti, (loro si, veri e propri alieni rapportati al panorama europeo, mai così Hollywoodiani in questo senso), nei loro volti scavati, nella sofferenza che si percepisce dai loro dialoghi.
La diegesi punta costantemente l’attenzione sulla catastrofe ma L’ultimo giorno sulla terra funziona paradossalmente meglio come un western schizzato ed essenziale, tra Dick, Hillcoat ed il Logan di Mangold, un racconto di frontiera teso retto da un gioco spigliato con le strutture ed i clichè del genere, dalla rissa nel saloon, al duello finale. Tra la polvere, i proiettili, il sangue, la concretezza dell’asfalto, l’immaginario sci fi viene lasciato a distanza, ridotto a straordinaria, improvvisa visione.
È un film diseguale L’ultimo giorno sulla terra, che a volte non riesce a tenere il passo delle sue stesse ambizioni, ma tra le sue scene si respira una straordinaria vitalità ed un inusuale coraggio, oltreché un grande desiderio di mettersi in gioco senza timore.
Titolo originale: Le dernier Voyage
Regia: Romain Quirot
Interpreti: Hugo Becker, Paul Hamy, Lya Oussadit-Lessert, Jean Reno, Bruno Lochet
Distribuzione: Notorious Pictures
Durata: 87′
Origine: Francia, 2020