L’Universale, di Federico Micali

Francesco Micali sembra seguire le tracce del Virzì di Ovosodo, per questo romanzo di formazione che segue le vicende di tre amici a cavallo tra gli anni ’70 e ’80

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Dalla Livorno dei primi anni ’90 di Virzì in Ovosodo, alla periferia fiorentina a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 de L’Universale. Il racconto delle reali vicende della storica sala cinematografica di Firenze, diretto da Federico Micali, segue le tracce del regista livornese, per questo romanzo di formazione che ritrae il trio di amici Tommaso, Alice e Marcello, la cui crescita e le cui scelte di vita corrispondono alle biforcazioni di una generazione. Se Alice abbraccerà inizialmente la filosofia e lo stile di vita hippie, per poi passare al punk e all’eroina, Marcello si avvicinerà alla militanza politica ed i suoi estremismi, entrando a far parte della lotta armata. Solo Tommaso sceglierà un’altra strada, gestendo il mitico cinema Universale, luogo di ritrovo per i “tipi da bar”, che commentano ogni scena, come anche per i giovani contestatori. Il cinema quindi come arena di incontro-scontro tra generazioni, luogo all’interno del quale si aprivano in quegli anni varchi per universi sconosciuti e rivoluzionari.

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universale2A parte un grande amore per un’epoca e per un’istituzione culturale, ne L’Universale però manca la vita, manca un flusso che non segua uno storicismo didascalico e già tristemente conosciuto: gli anni ’70 come gli anni della lotta armata, i primi anni ’80 come gli anni del punk e dell’eroina…anche la rappresentazione dei personaggi coloriti che orbitavano attorno al cinema, sembra una rivisitazione non perfettamente riuscita dei caratteri di “virziniana” memoria, per un film che appare come la copia carbone scolorita dei film del primo periodo del regista livornese, dal già citato Ovosodo a Baci e abbracci. Ma di Virzì manca l’ironia surreale, la rappresentazione dei personaggi nei loro aspetti grotteschi o patetici; la descrizione del confronto tra classi visto tramite la messa in mostra intima e realistica dei sogni e i fallimenti dei personaggi. Se in Virzì c’era una piena consapevolezza tanto dell’assunto “sociale e politico”, quanto della vicinanza umana col personaggio (le vicende di Tommaso e dei sui amici non riescono a suscitare un decimo dell’empatia che suscitava Piero in Ovosodo, la cui voce narrante ironica, sentimentale e malinconica ci guidava in tutte le sue avventure e disfatte) in Micali ogni personaggio sembra prendere vita prima di tutto per la rappresentazione del periodo storico che è chiamato ad incarnare, ed in tal modo rimane piatto, da celluloide. Tommaso Alice e Marcello non si staccano mai dalla pellicola per assumere spessore, ma rimangono mono dimensionali dalla prima all’ultima scena.

Regia: Federico Micali

Interpreti: Francesco Turbanti, Matilda Anna Ingrid Lutz, Claudio Bigagli, Robin Mugnaini, Paolo Hendel

Distribuzione: L’occhio e la luna

Durata: 88′

Origine: Italia 2015

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