L’uomo nel buio – Man in the Dark, di Rodo Sayagues

Il marine cieco interpretato da Stephen Lang torna in un sequel stanco, che intrattiene ma rimane intrappolato in una dimensione, quella della Franchise Age, che non gli appartiene

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L’uomo nel buio è il sequel del piccolo cult Man in the Dark, di Fede Alvarez, che cinque anni fa ha consegnato al pubblico un villain memorabile, il marine cieco Norman Rodstorm e aggiornò al presente la formula dello slasher militante. Ma il film di Alvarez si regge su una formula che funziona una volta sola. L’uomo nel buio non può che essere dunque un sequel che naviga a vista, quasi fagocitato dal naturale desiderio di espansione che hanno certi prodotti pop. Il cambio alla regia, che da Fede Alvarez (ora solo sceneggiatore) passa a Rodo Sayagues è il primo segno della confusione di un sistema costretto ad esplorare un territorio in cui non aveva previsto di avventurarsi.

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Anni dopo il prequel, Norman conduce un’esistenza tranquilla insieme a Phoenix, una bambina che ha salvato da una crack house. Il rapimento di Phoenix da parte di una banda di sbandati costringerà l’uomo a rientrare in azione per salvarla. Nureyes ed Alvarez provano a dare profondità alla storia spostandosi tra il cinema anni ’80 e quello contemporaneo, trasformando l’eroe in villain come in Terminator 2 e affiancandogli una figura filiale che deve proteggere come in Logan ma ogni svolta del racconto è sopratutto un raccordo tra una parentesi action e l’altra.

L'uomo nel buio

Nelle sequenze d’azione il passo si fa infatti più sicuro e Sayagues riesce a fare tesoro del buono che c’era nel primo film e ne espande le premesse, ravvivando il tiro di un racconto altrimenti debolissimo grazie ad uno Stephen Lang sempre più a suo agio nel ruolo di icona slasher e alle divertite parentesi gore. Lentamente, tuttavia, Sayagues ed Alvarez perdono la presa del film che nell’ultimo atto gira a vuoto, chiudendosi in un’inerte riproposizione delle parentesi torture porn del primo capitolo prive, però, della stessa lucidità politica.

Ingabbiato nelle logiche della Franchise Age, L’uomo nel buio si muove in una dimensione che non è mai davvero sua. Troppo preso dalle smanie massimaliste, intrattiene ma non riesce a nascondere la sua natura di sequel nato più per ragioni alimentari che narrative. A sintetizzare alla perfezione le ambiguità del film è proprio il personaggio di Norman, la cui affascinante metamorfosi da villain ad eroe non viene mai esplorata o giustificata a dovere, perché, in fondo, l’obiettivo è sfruttare il carisma di un personaggio e di una propriety il più possibile, piuttosto che creare un rapporto sfaccettato tra lui e lo spettatore.

Titolo originale: Don’t Breathe 2
Regia: Rudo Sayagues
Interpreti: Stephen Lang, Madelyn Grace, Brendan Sexton III, Steffan Rhodri, Stephanie Arcila
Distribuzione: Sony Pictures Italia
Durata: 98′
Origine: USA, Serbia 2021

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.3

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
3 (1 voto)
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