"Luther", di Eric Till
Opera di alfabetizzazione storica che maliziosamente tende verso la dicotomia zavattiniana utile/inutile. In mezzo, l'immensa spersonalizzazione di Peter Ustinov, ultimo "sforzo" per scongiurare tendenze classicistiche e riappropriarsi di forza primitiva.
Secondo Erasmo, Lutero ha commesso due grossi peccati toccando contemporaneamente il ventre dei monaci e la corona dei papi. La contraddizione è interna fra il "Dio rivelato" e il "Dio nascosto": il primo è l'aspetto che il secondo ha scelto di farci conoscere, ed è quindi inutile, se non addirittura blasfemo, cercare di andare oltre, in particolare volendo interpretare le Scritture, alla cui "chiarezza" bisogna invece abbandonarsi passivamente. Se Dio è libero non si può far nulla che Egli non voglia, e dunque, sia le azioni dell'uomo che la sua salvezza sono predestinate. Se invece l'uomo è libero allora sono le sue azioni a determinare la salvezza, che non può quindi essere predestinata da Dio. Nessun condizionamento nel perdono, nessun libero arbitrio. Opera di alfabetizzazione storica che maliziosamente tende verso la dicotomia zavattiniana di cinema utile/inutile. L'immensa spersonalizzazione di Peter Ustinov è l'ultimo "sforzo" che scongiura tendenze classicistiche e riappropriarsi di forza primitiva. Cinema che faticosamente agisce nel tempo: manca la fluida interazione che crea un ritmo tanto temporale quanto spaziale, e riesce gradualmente ad usare sempre meno quelli e sempre più questi, indirizzando lo sguardo fuori da una visione familiare. Con il timore di creare un mito, il regista Eric Till, segue i passi storici deviando raramente e occasionalmente dal cammino segnato (vedi la prima sequenza e i rimproveri schizofrenici di Lutero). È un affare di coscienza. Sbarazzarsi di un eccesso di ricchezza (il fardello storico-filosofico) senza ignorare questo aspetto, ma volgendolo a proprio vantaggio. Le gratificazioni sono immediate: senso di verosimiglianza, garanzia di realismo, un contesto comprensibile. Cinema didascalico e "indulgente" che trova sollievo solo nell'immagine della prigione/cella, in cui il predicatore si tormenta. Dicotomia corpo/anima: il primo in quanto fonte di peccato è una prigione. Prigioniero della carne che lotta per essere prigioniero nel Signore, perché l'uomo, essendo stato scelto da Dio, abbia la forza di scegliere Dio di propria volontà…
Titolo originale: Luther
Regia: Eric Till
Sceneggiatura: Bart Gavigan, Camille Thomasson
Fotografia: Robert Fraisse
Montaggio: Clive Barrett
Musiche: Richard Harvey
Scenografie: Rolf Zehetbauer
Costumi: Ulla Gothe
Interpreti: Joseph Fiennes (Lutero), Peter Ustinov (Friedrich, il Saggio), Bruno Ganz (Padre Johann Von Staupitz), Alfred Molina (Johann Tetzel), Claire Cox (Katerina Von Bora), Uwe Ochsenknecht (Papa Leone X), Benjamin Sadler (Georg Spalatin), Jochen Horst (Professor Karlstadt), Torben Liebrecht (Carlo V)
Produzione: Eikon Film, NFP Teleart, Thrivent Financial For Lutherans
Distribuzione: Metacinema
Durata: 121'
Origine: Germania, 2004