Maigret, di Patrice Leconte

Dal romanzo di Georges Simenon, uno degli esiti migliori del cinema del regista. Un film crepuscolare e dai toni espressionisti, con Gérard Depardieu particolarmente ispirato.

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È a colori ma sembra in bianco e nero. Maigret ha un tono espressionista, cupo, sepolcrale. Certo, c’è la Parigi degli anni ’50. Leconte, assieme allo sceneggiatore Jérôme Tonnerre – con cui il regista aveva già collaborato in Confidenze troppo intime, Il mio migliore amico e Una promessa – adattano infatti il romanzo Maigret e la jeune morte pubblicato da Georges Simenon nel 1954 che ha già visto quattro adattamenti televisivi dal 1959 al 1973. Ma in realtà la metropoli francese è mostrata come una città fantasma dove Maigret si muove come un’ombra nella notte. Non c’è mai quella stilizzazione formale che spesso è uno dei limiti del cinema del regista francese. Al contrario, è un film faticosamente trattenuto, apparentemente impeccabile e invece denso di zone oscure. Potrebbe essere l’ambizione polar di Leconte. Oppure un omaggio alle luci pittoriche del cinema di Renoir, che proprio nel 1932 aveva già portato sullo schermo la figura di Maigret (interpretata dal fratello Pierre) in La nuit du carrefour.

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Maigret sta indagando sull’omicidio di una  ragazza. È stata trovata in Place Vintimille, nel 9° arrondissement, aveva ancora addosso l’abito da sera ma nessun documento. Nessuno sembra sapere niente di lei, nessuno la ricorda. Maigret, a capo del distretto Quai des orfèvres 36,  inizia così ad accumulare dettagli e ricostruisce gradualmente la sua vicenda. Ha un approccio molto intimo e si fa coinvolgere dal caso anche perché questa morte risveglia in lui il ricordo di una scomparsa dolorosa e più personale. Nel frattempo compare un’altra ragazza che somiglia alla vittima e il commissario si prende a cuore la sua vicenda.

È la prima volta che Patrice Leconte e Gérard Depardieu collaborano insieme. L’attore, che ha preso il posto di Daniel Auteuil originariamente previsto per il ruolo di Maigret, offre una delle sue migliori interpretazioni recenti, facendo sentire il passo stanco del suo commissario, che non ha più l’autorevolezza di Jean Gabin, che fa sentire gli acciacchi fisici e la malattia; infatti non può più fumare e spesso non ha voglia di mangiare. Ci sono le sue abitudini nel presente (il modo in cui saluta la moglie prima di uscire di casa) ma soprattutto è un personggio risucchiato nel suo passato. Nel corso dell’inchiesta, è come se fosse avolto dalla nebbia. L’inquadratura finale, sotto questo aspetto, rivela proprio la sua natura e il suo rapporto con un mondo che non riconosce più e da cui non è più riconosciuto. Tranne nella scena del ricevimento del fidanzamento, Leconte gira un film crepuscolare, malinconico. Prima del colpevole, Maigret cerca il fantasma della giovane ragazza assassinata come se lo riguardasse direttamente. Per questo il suo personaggio colpisce e cattura e Leconte (che nell’adattamento ha soppresso molti personaggi secondari presenti nel libro) riesce a mostrare con spontaneamente perché Maigret lo ha subito amato. Forse è la reincarnazione del sarto del suo film più bello, L’insolito caso di Mr. Hire o del rapinatore di L’uomo del treno. Forse non è un caso. Il primo film è tratto da un altro romanzo di Simenon, Il fidanzamento del signor Hire, nell’altro invece si avverte la presenza nascosta dello scrittore. Sono gli strani scherzi del destino per quello che è uno degli esiti migliori del suo cinema e che potrebbe essere anche l’episodio pilota di una serie televisiva su Maigret.

 

Titolo originale: Maigret et la jeune morte
Regia: Patrice Leconte
Interpreti: Gérard Depardieu, Jade Labeste, Mélanie Bernier, Bertrand Poncet, Aurore Clément, André Wilms, Hervé Pierre, Clara Antoons, Pierre Moure, Anne Loiret
Distribuzione: Adler Entertainment
Durata: 89′
Origine: Francia, Belgio 2022

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4
Sending
Il voto dei lettori
3.09 (23 voti)
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