Maigret. Incontro con Patrice Leconte

Il regista ha presentato Maigret, adattamento di uno dei romanzi gialli di George Simenon sul celeberrimo ispettore francese, interpretato da Gérard Depardieu. In sala da giovedì 15

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Patrice Leconte ha presentato oggi Maigret – nelle sale italiane da giovedì 15adattamento di uno dei romanzi gialli di Georges Simenon sul celeberrimo ispettore francese. Nei panni del protagonista, un’icona del cinema francese come Gérard Depardieu, alla prima collaborazione con il regista.

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Leconte esordisce ricordando con affetto il legame speciale con la critica e il pubblico italiano, per poi rispondere alla domanda riguardante il suo rapporto con Simenon e l’infinita epopea dell’ispettore Maigret.

“Avevo una nonna materna che mi teneva a casa sua quando i genitori partivano. Lei era una grande appassionata di Maigret e, quando li terminava di leggere, mi passava i suoi libri. Adoravo tutto di quei romanzi, in particolare le descrizioni, però la consideravo una lettura facile, pensavo fossero altri gli scritti di un certo peso. Ma quando arrivai all’ultimo anno di liceo, il mio prof di filosofia ci raccontò che, nonostante i grandi nomi che avremmo affrontato in classe, il più grande filosofo della storia per lui era Simenon. Da quel momento ho continuato a leggere Maigret e i suoi cosiddetti “romanzi duri”. Questo tipo di lettura non mi hai mai abbandonato, finché, un giorno, mi è venuta voglia di adattarlo, dandogli un peso dal punto di vista cinematografico e non seriale.”

Il film di Leconte è un libero adattamento del romanzo Maigret e la giovane morta, frutto di un lavoro di riscrittura a quattro mani con Jérôme Tonnerre.

“Con Jérôme abbiamo condiviso il lungo processo di lettura, avendo come principale indicazione l’ambientazione giusta: volevo Parigi. Così Tonnerre ha scartato tutti i romanzi fino a Maigret e la giovane morta. È un romanzo con una carica emotiva molto forte. Mi ha appassionato il fatto che Maigret sia ormai affaticato e che abbia perso l’interesse nei confronti del suo mestiere. Per tutto corso del romanzo, non cerca tanto di risolvere il caso ma di conoscere l’identità della vittima. In questo credo ci sia un rapporto emotivo molto forte che mi ha catturato.”

Nel mezzo dell’incontro arriva la notizia della morte di Jean Luc Godard. Leconte visibilmente commosso non si esime di raccontare cosa abbia rappresentato per lui il cinema di Godard.

“È stato un creatore eccezionale, ha scardinato le regole del cinema, ancor di più che Truffaut, Rohmer e Chabrol. Prima di Godard, il cinema mi sembrava un sogno impossibile, ma quando ho visto Fino all’ultimo respiro ho pensato per la prima volta che il film mi stesse parlando, che lo schermo si stesse muovendo verso di me. Godard è stato molto importante anche se non l’ho mai incontrato. Non credo fosse fatto per il rapporto umano.”

Ritornando a Maigret, durante l’incontro si parla a lungo dell’adattamento e del suo impianto classico che sembra costruito ad hoc per il suo protagonista, interpretato da Gérard Depardieu. Proprio sull’attore, con il quale collaborerà presto ad un nuovo progetto, Leconte spende parole di stima e affetto.

“È vero che si tratta di un film ad impianto classico. Per adattamenti di questo tipo devi avere subito in mente il tuo protagonista e io ho subito pensato a Depardieu. L’ho contattato e lui ha subito accettato, senza neanche leggere il copione. Mi ha spiegato che ha sempre amato Simenon e che voleva da tempo impersonare Maigret. Non ho mai avuto dubbi sul fatto che questo fosse un personaggio della sua statura. Non si può immaginare questo progetto senza avere in testa Depardieu, ci sono tantissimi punti di contatto tra lui e Maigret, l’ho notato soprattutto sul set. Trovandomi sempre al posto dell’operatore ero vicinissimo a Gérard e ho potuto notare come i suoi occhi, come quelli dell’ispettore, osservassero tutto e tutti, senza mai perdersi un particolare.”

Il grande lavoro di adattamento passa anche da un curato alleggerimento del testo. Leconte e Tonnerre non seguono pedissequamente il romanzo di Simenon, concedendosi diverse libertà.

“Ricordo quando ero studente di cinema Jean-Claude Carrière ha tenuto un corso sull’adattamento. Ci disse che per creare un buon adattamento fosse necessario leggere più volte il romanzo per poi metterlo via, sotto al letto. Adattare significa adottare, bisogna concedersi delle libertà, altrimenti si è sempre illustratori. Questo film mi assomiglia tantissimo, ci ho messo tante cose che mi appartengono.  Per quanto riguarda la scrittura di Simenon, come dicevo in precedenza, ho l’ho sempre amato nella sua essenzialità che ritrovo nel mio cinema. Per esempio, se ci fosse bisogno di descrivere una scena sotto la pioggia, Simenon non scriverebbe che il cielo è grigio, lui scriverebbe: Maigret era fradicio. Simenon lascia sempre al lettore una parte di immaginazione.”

L’opera di Leconte gioca molto sulla metafora tra la condizione di un Maigret sempre più stanco del suo lavoro e un’ambientazione dai caratteri sempre più malinconici e autunnali

“Questo è un film che ho sempre desiderato crepuscolare, mi piaceva che fosse qualcuno che aveva un po’ perso il gusto per il suo mestiere. È un Maigret a cui viene imposto di smettere di fumare e di bere. Tutto questo lo rende molto umano, non come certi ispettori solo logica. Invece lui ha delle incertezze, procede a tentoni. Questa umiltà, rende il film un po’ autunnale, come se fosse un po’ la metafora della parte finale della vita di Maigret. Questo si riflette molto nella fotografia che abbiamo voluto creare. Ci si chiede spesso da dove provenga la luce. Nel film ci sono delle vere zone d’ombra come nella vita di ciascuno di noi.”

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