Make-A-Video è la nuova IA di Meta che genera video da testo

Una nuova intelligenza artificiale, capace non solo di creare immagini da testo ma di realizzare video da testo. Meta annuncia Make-A-Video, la sua nuova IA text-to-video. Non esente da rischi

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Mentre la discussione sulle AI generated images è ancora nel vivo, con artisti che si interrogano sia sul valore artistico di un’opera ottenuta senza sforzi o studi, e altri preoccupati dalla questione dei diritti d’immagine, Meta annuncia che sta lavorando ad un nuovo servizio che promette di alzare ulteriormente l’asticella del discorso. Make-A-Video è infatti la nuova frontiera dell’intelligenza artificiale e permetterà la creazione di brevi sequenze video a partire da un input testuale.

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Analogo nel funzionamento agli attuali generatori di immagini, Make-A-Video lavora scansionando i lavori presenti in due enormi database di immagini (WebVid-10M e HD-VILA-100M), che insieme contengono migliaia di ore di filmati, che includono video footage creati da siti di stock come Shutterstock o Pixabay. Le immagini sono poi scomposte e il contenuto, sezionato e riformattato, viene sfruttato dall’IA per ottenere nuovi ed originali risultati. Attualmente il sistema fatica a lavorare con le immagini sfocate o con particolari animazioni, inoltre non riesce a generare video più lunghi di cinque secondi, video con scene multiple o in alta risoluzione. Make-A-Video attualmente genera scene di 16 frame ad una risoluzione di 64×64 pixels, che vengono poi scalati a 768×768 da un’ulteriore intelligenza artificiale.

Analizzando il suo funzionamento è da subito evidente uno dei problemi legati alle creazioni legate alle IA. Nel processo di apprendimento, scomposizione e ricomposizione si perdono i diritti dei creatori delle immagini (o video) che l’IA utilizza per imparare. Se è vero che Make-A-Video utilizza due database che includono immagini royalty free, è altrettanto vero che è stato provato come molti altri generatori imparano sfruttando immagini raccolte da internet, questo comprende dipinti, illustrazioni e blog personali di artisti il cui lavoro è preso senza consenso e, di conseguenza, senza riconoscimento economico nello sfruttamento del lavoro. Per questo motivo molti siti come Getty Images sono già corsi ai ripari bannando le immagini generate da IA dai loro database.

Nel paper ufficiale, Meta riconosce alcuni dei problemi legati all’allenamento dei modelli IA. Dato che utilizza informazioni raccolte dal web, Make-A-Video ha «imparato e probabilmente esacerbato social biases, compresi quelli pericolosi». Per esempio, chiedete ad un IA di generare l’immagine di un “terrorista”, con ogni probabilità rappresenterà qualcuno che indossa un turbante. Per questo l’IA verrà implementata con filtri che «ridurranno la probabilità che vengano generati contenuti dannosi», pur senza riuscire ad eliminare quella possibilità del tutto.

Un altro dei problemi temuto è la creazione di immagini o video eccessivamente fotorealistici, che quindi possano essere sfruttati per diffondere fake news o ancora peggio, per creare immagini pornografiche con donne e modelle non consenzienti, un problema che viene affrontato già dai tempi dell’apparizione dei deepfake porn. Nuovamente Meta assicura che Make-A-Video, oltre ai filtri, conterrà un watermark, per assicurare agli utenti la riconoscibilità dei contenuti.

Tutto questo è ancora un work in progress e Meta assicura che, sebbene l’accesso open renderà evidenti alcuni di questi problemi, esso consentirà anche di risolverli, avendo a disposizione un numero molto maggiore di dati su cui poter lavorare. Le AI generated images si configurano ancora come un terreno scivoloso, promettente per il futuro ma in avanzamento troppo rapido perché i lenti e desueti sistemi burocratici riescano a stare al passo con i tempi, rischiando di generare un incubo legale.

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