Man and Dog, di Stefan Constantinescu

Un film a suo modo essenziale che, se pure non sorprende fino in fondo, sa rendere credibili i suoi personaggi. Concorso

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Se qualcuno dovesse pensare a Thomas Mann a proposito del titolo è del tutto fuori strada. Man and Dog del regista romeno, ma che vive in Svezia, è piuttosto un racconto lacerato dalla gelosia di una coppia divisa dalla impellenza del lavoro e dalla necessità dell’emigrazione.
Doru torna in patria dopo qualche anno di lavoro in Svezia e ritrova la madre, il suo cane Amza e la sua famiglia, la figlia e la moglie di cui è innamorato. Il racconto ci rivelerà che è tornato in patria a causa di un messaggio ricevuto sul telefono con il quale, uno o una sconosciuta l’avvisa che la moglie ha una storia con un altro uomo. La paura del tradimento e di perdere la donna che ama lo obbligano ad un ritorno imprevisto. Doru comincerà questa indagine personale per dare risposta ai sospetti che nutre o che, meglio, altri hanno indotto a nutrire.
Man and Dog diventa così un melodramma nel quale lo scopo è quello di conservare il passato e il presente rappresentati dal soggetto d’amore e dove, con uno sguardo amorevole sui personaggi, la regia sa condurci verso un interesse sempre maggiore nel procedere della storia che in fondo sembra tratta dalla cronaca. Constantinescu lavora più sul realismo dei suoi personaggi che sulle ambientazioni di una città che sembra fatta apposta per favorire i pedinamenti di Doru. Nessuna intenzione di raccontare neppure i contorni di una Romania che comunque resta avviata a quella occidentalizzazione così desiderata. Il racconto è tutto teso a scrutare le psicologie dei suoi personaggi, di Doru soprattutto, ossessionato dall’idea del tradimento e vittima di uno smarrimento dovuto a quello sradicamento necessario che la lontananza produce. Doru è un personaggio che sembra non credere più a nulla, neppure alle sue stesse doppiezze, con quelle storie appese con donne con le quali, a sua volta, tradisce la moglie. Ma non sembra neppure esserci del maschilismo nei suoi comportamenti, incapace come è, al di là delle intenzioni desiderate, di vendicarsi del presunto rivale, ma capace di mostrare la propria fragilità confessando alla moglie quanto solo la sua presenza può renderlo forte.
Il giovane regista rumeno, erede di una bella tradizione anche recente, realizza un cinema a suo modo essenziale che, se pure non sorprende fino in fondo sa rendere credibili i suoi personaggi. Quanto al cane, il fedele Amza, resta un personaggio di contorno, ma in fondo è l’unico sul quale Doru può fare pieno affidamento poiché sa tornare da solo a casa per dimostrargli, nonostante tutto, quell’amore incondizionato di cui Doru ha bisogno per guarire le ferite che forse non sa neppure mostrare.

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La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3
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Il voto dei lettori
5 (2 voti)
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