MANGA/ANIME – I sospiri del mio cuore

I sospiri del mio cuore Seiji e Shizuku

Un'opera fra le più significative dello Studio Ghibli, unico esperimento registico dello sfortunato Yoshifumi Kondo: la necessità di raccontare l'imperfezione di una vita nel suo farsi, sublimando le sfumature dei sentimenti messi in campo, più che la loro diretta rappresentazione

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I sospiri del mio cuore locandina italiana 2011L'annuncio che Hayao Miyazaki non dirigerà più nuovi lungometraggi riporta inevitabilmente alla ribalta la domanda su chi si farà carico della sua eredità. Se tornassimo alla metà degli anni Novanta, il nome prescelto sarebbe quello di Yoshifumi Kondo, collaboratore di vecchia data del Maestro, le cui ambizioni sono state purtroppo stroncate da un aneurisma, che lo ha portato via a soli 47 anni. Prima della scomparsa, Kondo ha fatto in tempo a dirigere un solo lungometraggio, distribuito in Italia da Lucky Red direttamente per il mercato dell'Home Cinema nel 2011, e che oggi viene considerato uno dei lavori più significativi dello Studio Ghibli: I sospiri del mio cuore (titolo adattato dall'inglese Whisper of the Heart, i sottotitoli del DVD riportano anche l'alternativo Drizzando le orecchie, più fedele all'originale Mimi wo Sumaseba).

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Uscito nel 1995 e basato sul manga "Sussurri del cuore", di Aoi Hiiragi, il film segna uno scarto rispetto alla produzione contemporanea dei maestri, pur nella continuità che si può ritrovare rispetto all'opera di Miyazaki (che non a caso si occupa della sceneggiatura) e di Isao Takahata, per l'approccio più realistico e attento al percorso di vita dei protagonisti, fra sogni del futuro e una velata malinconia per il tempo che passa. La storia ci accompagna infatti attraverso alcuni mesi di vita della giovane Shizuku, una ragazza delle scuole medie impegnata nell'ultimo semestre, che vive nell'area di Tama, con una famiglia coesa, ma evidentemente caotica nella gestione della propria vita (i genitori ancora portano avanti gli studi universitari mentre conducono i rispettivi lavori): affascinata dal nome di un ragazzo che trova nelle schede dei libri presi in biblioteca, Shizuku inizia a fantasticare su questo misterioso personaggio. Lo incontrerà per caso, fino a conoscerlo per bene il giorno che, seguendo un gatto, giungerà nella bottega di un anziano antiquario. Il giovane è Seiji, nipote del negoziante, apparentemente scontroso, ma in realtà dedito al sogno di diventare un liutaio (professione che perfezionerà partendo per studiare a Cremona).

 

La storia di Shizuku si snoda quindi fra piccoli eventi quotidiani e un costante senso di incertezza per una vita nel pieno del suo divenire: l'imminenza degli esami scandisce il momento di passaggio adolescenziale, mentre i desideri del cuore arrivano a suggerire nuove possibilità, amplificando il senso di spaesamento di una ragazza evidentemente priva di punti di riferimento, che non siano quelli istillati dai doveri imposti dalla società (lo studio, i doveri verso la casa e la famiglia). L'amore per Seiji diventa così un incentivo a trovare un proprio percorso, coerente con le aspirazioni dettate da un sentimento tanto irrazionale quanto totalizzante. La vicenda, non a caso, è contrassegnata anche da altre storie di amori perduti o non corrisposti, e di tempo passato lasciando spazio ai rimpianti: a sintetizzarli c'è la statua di Baron, un elegante uomo-gatto che ha perso la sua compagna e che costituisce l'elemento cerniera fra la sfera del reale e quella del sogno. Baron è infatti una bambola, quindi un oggetto concreto, tangibile, che però assume pose diverse fra un'inquadratura e l'altra, fino a rendersi co-protagonista di una sequenza onirica (in puro stile Miyazaki) dove lo vediamo guidare Shizuku nel cielo come il futuro Howl, muovendosi su scenari ripresi dai lavori del pittore surrealista Naohisa Inoue.

 

I sospiri del mio cuore BaronIl film si offre pertanto come necessità di raccontare l'imperfezione di una vita nel suo farsi: non a caso, l'incentivo che Seiji offre realmente a Shizuku è quello di comporre un romanzo (il cui protagonista sarà proprio Baron) o di dare fondo alla sua personalissima traduzione del brano Take Me Home, Country Roads di Olivia Newton John, autentico leitmotiv che ritorna lungo tutta la storia, dai titoli di testa (dove scorre la versione originale) fino a quelli di coda, dove finalmente ascoltiamo la cover incisa da Shizuku stessa (e cantata dalla sua doppiatrice Yoko Honna). E' un continuo corteggiare l'idea del creare (un'opera, uno strumento, un brano) o del rivitalizzare elementi “altri” (l'orologio riparato dall'antiquario, il brano tradotto e “personalizzato” nella propria lingua), che corteggia in questo modo una certa capacità artigianale, capace cioè di produrre un risultato attraverso gli strumenti offerti dalla propria volontà ed emotività.

 

Ne viene fuori un racconto delicato e volutamente proteso a sublimare le sfumature dei sentimenti messi in campo, più che la loro diretta rappresentazione: il caleidoscopio di emozioni è così delicato nel tratteggio delle singole parti da permettere il precario equilibrio fra realtà e sogno, dove nessuno dei due arriva realmente a prevalere. Le figure sono quelle consuete dello stile Ghibli, fatte di personaggi dal tratto morbido, fondali dalle tinte delicate e meno sgargianti che nelle opere del Maestro Hayao, così come le note della colonna sonora di Yuji Nomi, capaci di lasciare spazio alla commozione ma senza lirismi eccessivi o forzature. Una lezione importante per lo Studio, che sarà ripresa principalmente da Goro Miyazaki ne La collina dei papaveri, opera che presenta molte affinità con questa. Più direttamente, invece, la pellicola di Kondo ha generato un semi-sequel del 2002, Neko no ongaeshi (anche noto come The Cat Returns), diretto da Hiroyuki Morita e ancora inedito in Italia, che riprende il personaggio di Baron.

 

TRAILER ORIGINALE

 

 

 

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