Manga Impact. Il mondo dell'animazione giapponese

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La Mole Antonelliana, sede del Museo Nazionale del Cinema, è stata invasa dai più celebri personaggi dell’animazione del Sol Levante e dalle matite e dai bozzetti degli animatori più blasonati dell’Anime. A far da corollario all’esposizione c’è una poderosa retrospettiva al cinema Massimo (fino al 10 dicembre) con 60 titoli dagli anni Venti ai giorni nostri. Ma anche un ciclo di incontri con registi e personaggi della cultura.

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Trent’anni fa i cartoni animati giapponesi arrivavano sugli schermi televisivi italiani, conquistando milioni di bambini e sollevando un vero e proprio putiferio tra gli adulti. Il senso comune era che si trattasse di serie tv diseducative e – cosa quanto mai negativa – fatte al computer.

Ma Heidi, Ufo Robot e compagni in realtà erano disegnati con pazienza certosina e grande perizia da artisti dell’animazione. A ben guardare poi, anche le serie più violente, raccontavano storie con messaggi encomiabili sul rispetto della natura, sull’amicizia e  sull’eterna lotta tra il bene e il male.
Passato qualche decennio i quarantenni di oggi non li chiamano più cartoni, ma “anime”. I loro figli ignorano chi sia Ufo Robot, ma alla tv adorano guardare Pokemon e Dragonball, che sono la naturale evoluzione dell’animazione giapponese.
L’unica cosa che non è cambiata è l’indignazione dei grandi di oggi, che pensano che Pokemon e affini siano robaccia in confronto ai cartoni di qualche decennio fa. E così via, fra trent’anni magari i Pokemon invaderanno qualche museo e chiameranno a  raccolta studiosi e soloni della settima arte.
Un po’ come succede ai giorni nostri  a Torino, al Museo Nazionale del Cinema che ha appena inaugurato “Manga Impact. Il mondo dell’animazione giapponese” (16 settembre 2009 – 10 gennaio 2010). La Mole Antonelliana è stata invasa dunque dai più celebri personaggi dell’animazione del Sol Levante e dalle matite e dai bozzetti degli animatori più blasonati dell’Anime.
lupin_iii__il_castello_di_cagliostroA far da corollario all’esposizione c’è una poderosa retrospettiva al cinema Massimo (fino al 10 dicembre) con 60 titoli dagli anni Venti ai giorni nostri. Ma anche un ciclo di incontri con registi e personaggi della cultura.
A tenere a battesimo l’esposizione è stato il 16 settembre il regista Koji Morimoto, uno degli artisti più rappresentativi della scena nipponica contemporanea. Morimoto si è fatto le ossa alla scuola di design di Osaka e oggi, che ha cinquant’anni, è noto internazionalmente per la coproduzione Usa-Giappone intitolata “The Animatrix”, ispirata al celebre film dei fratelli Wachowski.
E questo è solo l’inizio. Perché oggi c’è grande attesa a Torino per l’anteprima nazionale de “Il mio vicino Totoro” di Hayao Miyazaki, successo del 1988, mai uscito in Italia e ora distribuito da Lucky Red in tutta la penisola.
 Il tutto grazie alla dedizione di un trio di studiosi di prim’ordine della scuderia del Museo del Cinema sabaudo: Stefano Boni, Grazia Paganelli e Carlo Chatrian, che hanno curato “Manga Impact” e un  corposo catalogo, edito in tre lingue dall’editore londinese Phaidon, di cui è imminente l’uscita.
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