Mantìcora, di Carlos Vermut

Un horror dove vediamo pochissimo, che procede come un teorema inesorabile sulla mostruosità dell’uomo (e della società). Fuori concorso.

--------------------------------------------------------------
CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

--------------------------------------------------------------

Quanto orrore possiamo tollerare nelle immagini pubbliche o nelle rappresentazioni artistiche? Quelle di Goya esposte al Prado, che i due giovani protagonisti di Mantìcora a un certo punto vanno a vedere, sono più accettabili di quelle “private” realizzate dal geniale e inquietante designer Julian sulla fattezze del bambino che gli abita accanto a cui ha salvato la vita? Lui è un giovane solitario, bravissimo nel realizzare videogiochi violenti. Ma l’incontro con il bambino sembra turbarlo, forse riemergono desideri repressi. E la relazione con Diana, studentessa di storia dell’arte che sta accudendo il padre morente, potrebbe essere la sua unica via d’uscita, l’ultimo biglietto per la “normalità”.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Un film sull’amore e sui mostri in tempi moderni” dice il regista. Ma anche sulle immagini mancanti, rimosse, cancellate, ma forse necessarie per guardare in faccia chi siamo, o chi è l’altro. E infatti quello di Mantìcora è un mondo dove tutti i personaggi sono prigionieri di un’immagine di sè, vera o presunta. Julian realizza mostri terrificanti per non “vedere” la sua natura malata (accadrà solo alla fine, con il disegno del bambino), mentre Diana trova solo nell’assistenza e nell’accudimento al malato/amato la propria identità sentimentale. E poi, in ultimo, sopra questa triste storia d’amore “abortita” ci sono le aziende del 21° secolo, che controllano i nostri pc scoperchiando e giudicando gli impulsi e le creazioni (in immagini violente) del nostro inconscio.

Insomma un film inquietante e allo stesso tempo lucidissimo sui tempi che viviamo, sul controllo e sul nostro rapporto conflittuale con le regole sociali e culturali. E quindi questo quarto film di Vermut è un horror, certo, ma in cui vediamo pochissimo. Come se il “genere” restasse imprigionato esso stesso nei vaghi dialoghi dei personaggi, che non ricordano mai i titoli dei film o confondono la pornografia con l’orrore, relegato in un fuori campo che non vediamo e possiamo solo immaginare nella trasparenza dello spazio vuoto – la cruciale sequenza della masturbazione del protagonista mentre indossa un visore. Girato con rigore geometrico e totale assenza di colonna sonora, è un teorema, inesorabile e asfissiante, sulla mostruosità dell’uomo (e della società) dietro l’apparenza del quotidiano. Dove tutti cercano di fuggire le proprie ambiguità e i propri orrori ma finiscono con l’esserne irrimediabilmente sopraffatti.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.8
Sending
Il voto dei lettori
4 (2 voti)
--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array