Marguerite & Julien. La leggenda degli amanti impossibili, di Valérie Donzelli
La regista francese sembra tornare all’energia de La guerra è dichiarata. E porta a casa uno strambo melodramma che è anche un musical, una commedia e un horror
Inutile negarlo. Stavolta siamo divisi. Tra chi rintraccia il Tutto e chi il Nulla. Chi riconosce l’istinto del gesto e la velocitá della camera stylo e chi invece il vuoto artificio di una cineasta sopravvalutata. Forse la veritá sta nel mezzo, oppure no. Forse questo film andrebbe semplicemente imparato a memoria per ricordare in quale altro modo puό (ancora) essere fatto cinema, o un film. Non è certamente perfetto Marguerite et Julien, anzi. Ci si puό irritare facilmente di fronte a un’operazione che rifiuta il senso della misura per abbandonarsi senza freni alla libertá di una messa in scena che è tutta istinto, materia, colori (il rosso della passione, delle labbra e del sangue, il blu della notte, degli indumenti, del sogno), zoomate anni ’60, voci narranti che si rincorrono dentro un look che mette insieme il film in costume con un pop vintage casalingo, “malato”, accuratamente grezzo. Quando ingrana la marcia il cinema di Valerie Donzelli è questo: prendere o lasciare. Ma rispetto al precedente Main dans la main, con Marguerite et Julien sembra tornare all’energia de La guerra è dichiarata. E porta a casa uno strambo melodramma che è anche un musical, una commedia e un horror.
La storia è quella di un incesto. Una favola romantica e maledetta da raccontare ai bambini prima di andare a letto. Siamo in Francia nel 1600. Julien Marguerite sono fratello e sorella. Lui poco piú grande di lei. Da bambini giocano insieme, si fanno ritratti, vanno a cavallo, si amano. Il padre, il podestá di Tourlaville li allontana per interrompere il legame ambiguo e fare in modo che la figlia possa trovare un marito. Eppure passano gli anni, i due crescono e i sentimenti rimangono gli stessi. I due fuggono. Si uniscono. Vengono dichiarati fuorilegge e condannati. Marguerite é Anaïs Demoustier, mentre Julien é impersonato dal musicista ed ex compagno della regista Jérémie Elkaïm, giá coprotagonista de La guerra é dichiarata e qui collaboratore anche in fase di sceneggiatura.
L’idea venne raccontata a Truffaut da Jean Gruault, che trasse una sceneggiatura da una storia che pare fosse realmente accaduta nella Francia del XVII secolo. Il padre della Nouvelle vague se ne interessό al punto di pensare di farci un film. Ne sarebbe uscita probabilmente un’opera gotica e morbosa sulla linea filmografica di Adele H. e La camera verde. In un suo famoso articolo scritto sui Cahiers negli anni ’50 parlava dell’importanza della fedeltá allo spirito del testo (letterario) di partenza contro una traduzione pedissequa e accademica della pagina scritta. Da spettatore Truffaut avrebbe amato la follia e la fragilita’ di Marguerite et Julien e avrebbe dichiarato guerra per difendere un film come questo.
Titolo originale: Merguerite et Julien
Regia: Valérie Donzelli
Interpreti: Anaïs Demoustier, Jérémie Elkaïm, Geraldine Chaplin, Frédéric Pierrot, Aurélia Petit
Distribuzione: Officine Ubu
Durata: 110′
Origine: Francia 2015