"Maria Full of Grace", di Joshua Marston

Cinema “imbarazzante”: come lasciarsi prendere da un disagio irrisolvibile. L'esordiente Marston sceglie la tematica d'impegno, uno stile asciutto, un Paese poco filmato e una sorprendente interprete. Scongiurata la retorica dell'ultimo Loach e il dolore spettacolarizzato” di Leigh.

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Cinema "imbarazzante": come lasciarsi prendere da un disagio irrisolvibile. L'esordiente Joshua Marston (che viene dai documentari di guerra) sceglie la tematica d'impegno, uno stile asciutto, un Paese poco filmato e una sorprendente interprete, per uscire completamente indenne da evidenti limiti tecnici e narrativi. Ad una sceneggiatura non sempre incisiva, nei dialoghi soprattutto, corrisponde un'approssimativa padronanza del mezzo meccanico (da notare, per esempio, gli insistiti e posticci campi e controcampi). Nonostante tutto, scongiurata è la retorica dell'ultimo Loach e il dolore "spettacolarizzato"  alla Mike Leigh (Il segreto di Vera Drake fa eccezione). In più a dare ossigeno ci pensa la protagonista rivelazione, Catalina Moreno (Orso d'argento all'ultimo festival di Berlino), mai diva, essenziale e aggraziata nella recitazione. Una vera sorpresa che il regista ha scoperto dopo una lunga ricerca in Colombia e che nella seconda parte del film si erge a dominatrice assoluta dell'intreccio. Marston ha avuto il "merito" di accorgersene in tempo e per tutta la seconda parte non l'ha più abbandonata, incollandosi su quel corpo ancora acerbo e capace di folgoranti quanto quasi "impercettibili" mutamenti emozionali. Cinema non necessariamente indipendente tanto meno cinema che rischia la marchiatura commerciale: evidente ricerca di canonicità espressiva, come la linearità espositiva della storia e rifiuto di ruffiane enfatizzazioni stilistiche (da apprezzare l'uso della fotografia sgranata e il "semi-reportage" dei dettagli agghiaccianti). Maria è una "mula", una che per sfuggire dal degrado in cui vive, diviene un corriere che trasporta droga in capsule da ingoiare e "custodire" nel proprio stomaco fino a New York. Il bambino che porta in grembo da pochi mesi è collante tra fragilità e forza, tra disincanto e speranza. Realismo che assume l'aspetto del rigoroso "controllo" attorale, e simbiotica incertezza: il disagio passa attraverso strozzature (la gola, la dogana, il budget ristretto) trovando rifugio nella metropoli "promessa" che allo sguardo del regista non sfugge con le sue più recondite prospettive. Maria alza lo sguardo al cielo e scorge la salvezza: ingoia droga come ostie "consacrate". L'immagine iconografica smaschera falsi moralismi e quell'America genuflessa dinanzi a corpi imbottiti di polvere.


 


                    

Titolo originale: Maria, Llena Eres de Gracia


Regia: Joshua Marston


Interpreti: Catalina Sandino Moreno, Yenny Paola Vega, Guilied Lopez, John Alex Toro, Patricia Rae, Orlando Tobon


Distribuzione: Istituto Luce


Durata: 101'


Origine: Colombia/USA, 2003


 

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