Marie Heurtin – Dal buio alla luce, di Jean-Pierre Améris

Il cineasta francese conferma una coerenza tematica autoriale nella narrazione di un incontro di anime dove la giovane protagonista appare come la versione al femminile del Victor di Truffaut

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Basato su un’altra storia di educazione nella Francia del tardo Ottocento, Marie Heurtin potrebbe – e di certo vorrebbe – essere la versione femminile del piccolo Victor di Truffaut, ragazza selvaggia salvata dal suo mondo di tenebre – è cieca e sorda dalla nascita – dalla tenacia di Suor Marguerite (Isabelle Carré), che le insegnerà la lingua dei segni, portando un ordine razionale nel suo universo puramente tattile e olfattivo.

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Approcciando il tema rousseauiano tanto caro alla pedagogia francese, Améris confeziona come di consueto un’opera di grande piacevolezza, costruendo il film per la sua musa Isabelle Carré, ma trovando di fatto l’arma vincente nell’impressionante prova di Ariana Rivoire, che fa di Marie un animaletto selvaggio, pian piano domabile, ma soltanto per amore di quel volto che tocca, annusa, di cui dilata le labbra con le mani per ottenere un sorriso.

È la sua fisicità a dominare la scena, a riempire lo schermo e anche a inasprire appena la “formula Améris”, sempre a un passo dallo sconfinare nel lezioso, salvo poi essere corretta dalle interpretazioni dei suoi attori, che lavorano in maniera diametralmente opposta alle scelte registiche.

È chiaro che la materia di per sé risulta ostica e incandescente, con il duello mentale e fisico sempre reversibile tra “medico” e “paziente”, “salvatore” e “salvato” che rischia di risultare didascalico, semplicistico, giacché il processo d’apprendimento è qualcosa di così puramente astratto da restare ignoto alla macchina da presa. Ostacolo noto anche al solitamente immenso Arnaud Desplechin, che firma infatti con Jimmy P. il suo film meno aereo, forzatamente ancorato alla realtà dalla parola, a cui sfugge attraverso le parentesi oniriche, finalmente libere.
Ma ad Améris tutto questo neanche interessa. Da buon artigiano quel che gli preme è la narrazione di un incontro di anime rispettivamente salvate dalla reciproca interazione, come accadeva già ai suoi Emotivi anonimi, rivelando una coerenza tematica, questa sì, autoriale.

 

Titolo originale: Marie Heurtin

Regia: Jean-Pierre Améris

Interpreti: Isabelle Carré, Ariana Rivoire, Brigitte Catillon, Laure Duthilleul, Martine Gautier, Sonia Laroze

Distribuzione: Mediterranea

Durata: 95′

Origine: Francia 2014

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