Marina Cicogna. La vita e tutto il resto, di Andrea Bettinetti
Il docufilm su una delle figure simbolo dell’anticonformismo cinematografico italiano degli anni ’70 risulta essere un viaggio frammentario e dispersivo. Un’occasione sprecata.
Tanti volti, tante foto. Il docufilm su una delle figure simbolo dell’anticonformismo cinematografico italiano degli anni ’70 risulta essere un viaggio frammentario, dispersivo, dove il discorso dell’ immagine prevale su quello più puramente argomentativo e storico.
Una mostra fotografica che ha come soggetto gli attori e le attrici più iconici e leggendari della storia del cinema. Si affronta la visita meravigliati da questi volti ma piano piano ci si accorge di quanto ormai siano lontani nel tempo. Eppure una volta usciti dall’ elegantissima galleria che ha esposto la mostra, torniamo a casa delusi, consapevoli di aver visto qualcosa di spento, di breve memoria. Si potrebbe riassumere così l’ ultima opera di Andrea Bettinetti, Marina Cicogna. La vita e tutto il resto, incentrata sull’ omonima produttrice e distributrice che negli anni ’70 rappresentava una delle figure di riferimento della cinematografia italiana più propensa a raccontare e a criticare gli aspetti politici e sociali di quel periodo. Infatti è la stessa protagonista, in veste di narratrice, a raccontare la sua carriera, i suoi rapporti affettivi, la sua vita, attraverso una storia che si divide tra l’archivio e la fiction.
Il film non riesce a tracciare un percorso netto e preciso, come se fosse continuamente indeciso su cosa vuol far vedere: mostrarci il contesto cinematografico dell’ epoca o la vita sfarzosa della propria protagonista? Sembra che si sia optato più per la seconda. Il documentario, dopo un inizio ingannevole, dove vengono raccontate le produzioni e gli effetti dei film di Petri con Indagine su un cittadino al di sopra ogni sospetto e il rapporto con Volonté si sposta sulla vita di Marina Cicogna. Il suo mondo viene ripercorso attraverso una carrellata di foto, video e interviste a grandi nomi di ieri e di oggi. Ma effettivamente serviva un doc su di lei? La risposta è assolutamente si. Una personalità che ha scritto una pagina importantissima del nostro cinema e che poteva testimoniare la difficoltà di portare un certo tipo di storie e personaggi all’ interno del sistema produttivo , soprattutto essendo una donna. Ma tutto ciò è reso come contorno di un progetto che ha puntato quasi esclusivamente a mostrare la classe, le belle case e la popolarità della Cicogna, dimenticandosi totalmente di trattare argomenti molto più concettuali e argomentativi, per il gusto di esibire e ostentare un mondo che appare ancor più lontano e inavvicinabile. Tante buone premesse per un risultato mediocre.
Regia: Andrea Bettinetti
Interpreti: Marina Cicogna
Distribuzione: Luce Cinecittà
Durata: 79′
Origine: Italia, 2021
La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
Il voto al film è a cura di Simone Emiliani