Mark’s Diary, di Giovanni Coda

Disponibile su Streeen per il Pride Month, Giovanni Coda affronta il tema dell’assistenza sessuale per disabili con un’opera piccolissima e molto sentita

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LoveAbility (2014) è il primo libro italiano che affronta il tema dell’assistenza sessuale per disabili, una realtà consolidata in gran parte dell’Europa ma che il nostro Paese considera ancora tabù. A questo volume curato da Maximiliano Ulivieri, presidente dell’Associazione LoveGiver, si ispira il film Mark’s Diary (2019) di Giovanni Coda. L’artista e fotografo cagliaritano è noto in particolare da quando nel 2013 presentò il suo esordio alla regia cinematografica, Il rosa nudo, nel concorso del Torino GLBT Film Festival (oggi Lovers Film Festival – Torino LGBTQI Visions). Nel 2016, sempre in quel contesto comparve Bullied to Death, lungometraggio che affronta il tema del bullismo omofobico rielaborando la vera storia di un quattordicenne statunitense spinto al suicidio a causa di avvenimenti scolastici. L’ultimo lavoro, invece, apre finalmente il dibattito sul diritto all’amore e alla sessualità per chi non è mai stato privo di sentimenti.

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Mark’s Diary è costruito sulle parole in voice over di Mark e Andrew, due uomini da sempre dipendenti dalle cure di altre persone. Il loro legame è forte, ma del tutto impossibile da mettere in pratica sul piano fisico, a causa delle forti limitazioni nel movimento che impediscono qualsiasi forma di intimità. Allora i due protagonisti iniziano a sognare di avere corpi diversi, di potersi incontrare in una sorta di universo parallelo dove le carezze diventano pura espressione di sé. Attraverso un viaggio onirico fatto di danza, performance sceniche e poesia, il film esplora una serie di complessi discorsi sul corpo e di emozioni troppo a lungo sopite.
Colpisce in particolare l’apparato musicale, dove una gustosa selezione di cover acustiche e citazioni travolgono lo spettatore nel tentativo di farlo sentire sempre più coinvolto nella rappresentazione. Girata in lingua inglese, un’opera piccolissima e molto sentita. A tratti ingenuo e forse un tantino ridondante, il film di Coda compensa le sue mancanze con un’idea forte di partenza: «Adesso udite la mia voce?».

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
4.6 (5 voti)
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