Marla – Cinema alla fine delle immagini. Incontro con Ivan Moliterni

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Nelle edicole centrali e nelle librerie specializzate è possibile trovare il primo numero di «Marla», bimestrale di critica cinematografica e cultura visuale fondato e diretto da Ivan Moliterni. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare l’idea alla base della rivista che si propone di «allargare la riflessione teorica al significato e al ruolo delle immagini nella società contemporanea»

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Nelle edicole centrali e nelle librerie specializzate è possibile trovare il primo numero di «Marla», bimestrale di critica cinematografica e cultura visuale fondato e diretto da Ivan Moliterni. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare l’idea alla base della rivista che si propone di «allargare la riflessione teorica al significato e al ruolo delle immagini nella società contemporanea».

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Da dove nasce l’urgenza di fondare una rivista di critica cinematografica e cultura visuale?
Nasce da una passione e da una lunga ricerca, ma anche dalla vita vera. In una rivista come «Marla» è entrato tutto un mondo: dall’esperienza professionale al desiderio di dare voce e corpo a una creatura reale, a una figura viva, esistente; dalla presenza dell’arte alla valorizzazione del supporto cartaceo, dall’attrazione per le immagini all’amore per la critica (quella teorica e quella “giocata” sul campo, nei festival e nei corsi, in università e a contatto con gli spettatori durante le rassegne). Credo che il critico abbia il dovere – e il piacere – di sporcare il pensiero, di applicare una conoscenza, di incontrare altre esigenze e confrontarsi con elementi concreti. E poi questa urgenza nasce da alcune domande di base, almeno per me: si può dire ancora qualcosa? C’è lo spazio e il tempo per fare una riflessione sulle immagini, sulla cultura visuale, sulla rilevanza sociale del cinema? È possibile, adesso, oggi? È verosimile considerare il cinema come un fatto tangibile che modifica la nostra percezione? E se è possibile, riusciamo a farlo, a dirlo?

Quali sono le novità di «Marla» rispetto alle altre riviste di cinema?
Una prima forma di differenza consiste nella volontà di indagare quel conflitto tra verbale e figurativo che, secondo noi, caratterizza il cinema in questo periodo. Così, l’ideazione dei contenuti passa anche attraverso l’art direction (il modo di “tagliare” le immagini, di farle interagire con le riflessioni teoriche interne) e si prolunga nella progettazione delle illustrazioni disegnate e dipinte a mano. Ci stimolava l’opportunità di riscrivere un punto di vista, di rielaborarlo con una nostra interpretazione. In questo non c’è niente di esatto o scientifico, di giusto o sbagliato. Semplicemente, è un modo soggettivo di lavorare sull’immaginario, quello stesso immaginario a cui destiniamo il pensiero nella produzione della rivista. E poi, contrariamente a ciò che si legge, il cinema non è solo parte della cultura visuale. Ne è causa ed effetto, origine e risultato. Perciò su «Marla» si trova una linea continua (non tematica, ma di impostazione), che integra i film in un discorso più ampio. Non ci sono recensioni, schede, ma approfondimenti che partono dai film appunto per ampliare il “raggio d’azione” verso altri oggetti, verso altri contenuti.

Come si integra il progetto cartaceo con la piattaforma online?
Questa dimensione legata a «Marla» di carta è associata alla piattaforma online, che stiamo ultimando e che cerca di potenziare le peculiarità del Web. In una sezione dedicata ci saranno i cortometraggi più significativi selezionati dal Reggio Film Festival e da Concorto, scelti per proseguire attraverso un altro linguaggio le riflessioni portate avanti sulla rivista di volta in volta. Oltre ad anticipare i contenuti dei vari numeri, il sito intende dare rilievo a modalità espressive diverse dalla scrittura, in maniera coerente rispetto all’impostazione del giornale cartaceo. Invece, abbiamo riservato l’interazione con i lettori alla pagina Facebook, che ci permette di seguire aggiornamenti in tempo reale e continui.

Ci puoi dare qualche anticipazione sul prossimo numero?
Sul secondo numero, che esce a luglio, parleremo dei film di Cronenberg (Maps to the Stars) e Ferrara (Welcome to New York), perché sono la traduzione della condizione contemporanea. E parleremo anche di cinema italiano, di videogame e serialità televisiva, di animazione e fotografia, con uno sguardo al teatro (pubblicheremo la seconda parte dell’intervista inedita a Elio De Capitani) e qualche bella sorpresa…

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