"Mars – Dove nascono i sogni" di Anna Melikian
Quello della Melikian è un luna park leggero e impalpabile come il digitale con cui è in gran parte girato. Un luna park che, sin dall’inizio, sostituisce il sorriso ludico dei modelli d’occidente con una follia disperata e senza controllo, non priva di forzature stancanti. Imperfetto, ma allo stesso tempo sospinto da un movimento innegabile, che ci induce a guardare con riguardo il percorso della regista russa, in attesa di conferme future. Un cinema “inventato” a ogni inquadratura, forse scritto scena dopo scena… con l’ansia di destrutturare mondi, spazi, linguaggi, ritmi
Una cittadina desolata dalle atmosfere rarefatte. Il comunismo è lontano anni luce in un paese in cui il valore di scambio anziché dal denaro viene rappresentato da pupazzi in peluche, dove il cinema proietta ancora (o finalmente?) Casablanca, i flipper si ispirano a Twister e Sylvester Stallone è un’icona da conservare sui cruscotti delle autovetture. Ma tutto è sospeso in questa cittadina della Crimea. Qui, a Mars, piomba improvvisamente Boris, un pugile ipnotizzato da visioni, incontri e ricordi che si accumulano uno sull’altro, e che nel giro di ventiquattro ore sconvolgerà la vita di una bellissima bibliotecaria e di un giovane maldestro innamorato di quest’ultima.
Mars è un luna park leggero e impalpabile come il digitale con cui è in gran parte girato il film della Melikian. Un luna park che, sin dall’inizio, sostituisce il sorriso ludico dei modelli d’occidente con una follia disperata e senza controllo, non priva di forzature stancanti. Quello della giovane regista russa è un film decisamente imperfetto, sospinto però da un movimento innegabile, qualcosa che ci induce a guardare con riguardo il suo percorso, in attesa di conferme future. Un cinema “inventato” a ogni inquadratura, forse scritto scena dopo scena… con l’ansia di destrutturare mondi, spazi, linguaggi, ritmi. Un cinema – e un film – che si arena dopo pochi fotogrammi, per poi animarsi, spiccare il volo nel nome di una libertà contagiosa, e poi precipitare di nuovo in una staticità involuta. C’è in Mars – Dove nascono i sogni una ricerca ammaliante del fiabesco a oltranza che infastidisce e allo stesso tempo è presente un affetto innegabile per i curiosi protagonisti del film, con tutti i sentimenti puri e ingenui che si celano dietro di essi. Più un progetto di film sperimentale che un vero e proprio racconto d’autore. Opera strana e inclassificabile, lunare, extraterrestre come dicevamo all’inizio, non priva però di uno sguardo provocatoriamente politico, amaro e malinconico sulla Russia di oggi. E’ qui che la Melikian sferra i suoi colpi più duri e lancinanti; la fantasia e il trucco si moltiplicano una dopo l’altro senza mai coprire veramente lo sguardo doloroso e triste che è dentro il film. Come se l’autrice stessa suggerisse che ogni sogno, seppur tramutato in cinema, rimane sogno desiderato e… trovato. Ma sempre sogno. E basta.
Regia: Anna Melikian
Interpreti: Yuri Kutzenko, Nana Kiknadze, Artur Smolyaninov, Yevgeniya Dobrovolskaya, Elena Morozova
Distribuzione: Officine UBU
Durata:
Origine: Russia, 2004