"Mars – Dove nascono i sogni" di Anna Melikian

Quello della Melikian è un luna park leggero e impalpabile come il digitale con cui è in gran parte girato. Un luna park che, sin dall’inizio, sostituisce il sorriso ludico dei modelli d’occidente con una follia disperata e senza controllo, non priva di forzature stancanti. Imperfetto, ma allo stesso tempo sospinto da un movimento innegabile, che ci induce a guardare con riguardo il percorso della regista russa, in attesa di conferme future. Un cinema “inventato” a ogni inquadratura, forse scritto scena dopo scena… con l’ansia di destrutturare mondi, spazi, linguaggi, ritmi

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Esce fuori tempo massimo il film di Anna Melikian nelle sale italiane. Realizzato nel 2004 da una regista classe 1976, Mars – Dove nascono i sogni (presentato nella sezione ‘Panorama’ al 55mo festival di Berlino) viene distribuito solo quattro anni dopo grazie al coraggio di una casa di distribuzione indipendente come le Officine Ubu. Eppure per quanto sia sconcertante un tale ritardo distributivo, la “lontananza” temporale dalla sua realizzazione quasi si rivela perfettamente connaturata all’essenza di un’opera straniante e aliena come questa.

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Una cittadina desolata dalle atmosfere rarefatte. Il comunismo è lontano anni luce in un paese in cui il valore di scambio anziché dal denaro viene rappresentato da pupazzi in peluche, dove il cinema proietta ancora (o finalmente?) Casablanca, i flipper si ispirano a Twister e Sylvester Stallone è un’icona da conservare sui cruscotti delle autovetture. Ma tutto è sospeso in questa cittadina della Crimea. Qui, a Mars, piomba improvvisamente Boris, un pugile ipnotizzato da visioni, incontri e ricordi che si accumulano uno sull’altro, e che nel giro di ventiquattro ore sconvolgerà la vita di una bellissima bibliotecaria e di un giovane maldestro innamorato di quest’ultima.

Mars è un luna park leggero e impalpabile come il digitale con cui è in gran parte girato il film della Melikian. Un luna park che, sin dall’inizio, sostituisce il sorriso ludico dei modelli d’occidente con una follia disperata e senza controllo, non priva di forzature stancanti. Quello della giovane regista russa è un film decisamente imperfetto, sospinto però da un movimento innegabile, qualcosa che ci induce a guardare con riguardo il suo percorso, in attesa di conferme future. Un cinema “inventato” a ogni inquadratura, forse scritto scena dopo scena… con l’ansia di destrutturare mondi, spazi, linguaggi, ritmi. Un cinema – e un film – che si arena dopo pochi fotogrammi, per poi animarsi, spiccare il volo nel nome di una libertà contagiosa, e poi precipitare di nuovo in una staticità involuta. C’è in Mars – Dove nascono i sogni una ricerca ammaliante del fiabesco a oltranza che infastidisce e allo stesso tempo è presente un affetto innegabile per i curiosi protagonisti del film, con tutti i sentimenti puri e ingenui che si celano dietro di essi. Più un progetto di film sperimentale che un vero e proprio racconto d’autore. Opera strana e inclassificabile, lunare, extraterrestre come dicevamo all’inizio, non priva però di uno sguardo provocatoriamente politico, amaro e malinconico sulla Russia di oggi. E’ qui che la Melikian sferra i suoi colpi più duri e lancinanti; la fantasia e il trucco si moltiplicano una dopo l’altro senza mai coprire veramente lo sguardo doloroso e triste che è dentro il film. Come se l’autrice stessa suggerisse che ogni sogno, seppur tramutato in cinema, rimane sogno desiderato e… trovato. Ma sempre sogno. E basta.

 

Regia: Anna Melikian

Interpreti: Yuri Kutzenko, Nana Kiknadze, Artur Smolyaninov, Yevgeniya Dobrovolskaya, Elena Morozova
Distribuzione: Officine UBU
Durata: 100’

Origine: Russia, 2004

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