"Matrimoni e altri disastri", di Nina Di Majo

Matrimoni e altri disastri
Pur ispirandosi alla commedia sofisticata americana degli anni Cinquanta e Sessanta, la Di Majo rimane prigioniera degli stereotipi italiani. Nonostante i riferimenti alti e le buone intenzioni, il film non colpisce nel segno e il politicamente scorretto viene spazzato via da una mancanza di cattiveria che rende tutti i personaggi gradevoli. E non bastano le ottime interpretazioni degli attori

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Matrimoni e altri disastriTantissime commedie, italiane e non, ruotano intorno al matrimonio. Un po’ per tentare di dissacrare una delle tappe fondamentali della vita di ciascun (o quasi) individuo, un po’ perché tale cerimonia è l’occasione per riflettere più argutamente sulla famiglia e per rivelare i famosi scheletri nell’armadio. Nina Di Majo, al suo terzo film dopo Autunno (1999) e L’inverno (2002), con Matrimoni e altri disastri cambia in parte registro nel tentativo di rivolgersi a un pubblico più ampio. Partendo dalla commedia sofisticata americana degli anni Cinquanta e Sessanta, la regista partenopea innesta nei protagonisti tratti tipicamente italioti, presentandoci una raffigurazione abbastanza amara di una certa borghesia, quella intellettualoide di sinistra rappresentata dal personaggio della Buy, accompagnata da una critica altrettanto risoluta alla bonaria arroganza della destra “berlusconiana”, ravvisabile in Alessandro, interpretato da Fabio Volo. Questi due mondi così diversi si incontrano quando Nanà (la Buy appunto, antitesi ma al contempo rimando a quella creata da Zola), una quarantenne single e insoddisfatta, è costretta a organizzare il matrimonio alla sorella Benedetta, promessa in moglie al “self made man” Alessandro. Questo compito diventerà l’occasione di una serie di tante, troppe disavventure che porteranno alla maturazione e alla forte presa di coscienza dei vari personaggi. Nulla di particolarmente innovativo dunque, anche se la Di Majo si mantiene giustamente a distanza dalla volgarità e dalla scurrilità di molte commedie italiane, cercando di delineare con occhio cinico le debolezze dei protagonisti. Manca però una componente fondamentale, quella cattiveria che soprattutto negli anni Sessanta (I mostri docet) permetteva una rappresentazione adeguata dei vizi e dei difetti umani. Tutti i personaggi del film infatti escono indenni, tutti risultano più o meno simpatici. E così si finisce col rimanere affascinati da una Buy meno nevrotica del solito, da un Volo inizialmente odioso e mano a mano sempre più affabile, da una Litizzetto che non scivola nella solita macchietta e da una Inaudi egoista ma al contempo molto dolce. Questo sottolinea l’importante apporto di un cast affiatato e ben selezionato, che non basta però a risollevare un film che ha dalla sua le buone intenzioni ma rimane al contempo prigioniero delle solite pecche di molte commedie italiane contemporanee.

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Titolo originale: Id.

Regia: Nina Di Majo
Interpreti: Margherita Buy, Fabio Volo, Luciana Litizzetto, Francesca Inaudi, Marisa Berenson, Mohammad Bakri, Massimo De Francovich
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 102’
Origine: Italia, 2009

 

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