Meta, Microsoft e gli altri – il punto sulla Guerra Del Metaverso

Dopo il lancio di Meta di Mark Zuckerberg, la guerra per il predominio nel Metaverso è ufficialmente aperta. Forse, però, la strategia vincente è nell’ultimo posto in cui la si cercherebbe

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Alcuni la chiamano già Guerra Del Metaverso. L’ha iniziata, ovviamente, Zuckerberg, con il lancio della sua piattaforma Meta ma è bastato il trascorrere di qualche giorno dall’annuncio, che questo spazio digitale, ancora in divenire, venisse già plasmato e ricombinato a causa dell’ingresso di altri giocatori, di altre aziende, altre start-up, pronte a prendere possesso di una fetta del mercato. Nulla di particolarmente nuovo, ovviamente, eppure è evidente che a questo nuovo confronto tra giganti del tech (ma non solo) manchi un po’ di sana epica.

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Perché, per quanto dirompente, il progetto di Zuckerberg pare già condannato, incapace di nascondere le sue evidenti falle: la barriera all’ingresso è alta, complice il costo dei visori necessari per accedere alla piattaforma; il sistema è chiuso, controllato dal complesso sistema contrattualistico dell’azienda di Zuckerberg, che gestisce sponsor ed interazioni con le altre realtà imprenditorial;  la privacy continua ad essere un problema centrale, a cui si aggiunge anche quello esperienziale, con gli utenti costretti in uno spazio digitale tanto ricco di possibilità quanto alienante.

E allora, in breve tempo, le carte di Zuckerberg sono state scoperte e la competizione si è giocata su un’asse imprevista, occupata tanto da coloro che hanno provato a battere l’azienda di Menlo Park sul suo stesso terreno quanto da chi si è convinto di poterla sconfiggere facendo leva sui punti ciechi del suo approccio.

E così, mentre Nike, nel silenzio generale, ha depositato alcuni brevetti per la vendita di riproduzioni digitali dei propri prodotti, forse pronta per far vestire i nostri futuri avatar con i suoi abiti altre aziende hanno scelto di lavorare su ciò che Meta ha lasciato indietro, sul rapporto con il mondo reale, sul concetto di identità e su quello di possesso, a costante rischio di spersonalizzazione, lavorando su una narrazione rassicurante, non dissimile da quella di Blue Origin in rapporto ai viaggi spaziali.

Pensiamo proprio all’ingresso di Microsoft nel metaverso: il video, recentissimo, che annuncia il progetto pone l’accento sulla continuità tra gli aspetti positivi, quasi utopici, dell’internet contemporaneo e quello del futuro: “siamo già abituati a vivere in uno spazio digitale ma abbiamo sempre bisogno di contatto umano” dice la narratrice, teorizzando una sorta di metaverso etico, a cui non si accede tramite dispositivi ottici, le nostre riproduzioni digitali saranno il più fedele possibile a noi, le aziende potranno trovare i propri spazi senza ingerenze da Microsoft e che l’IA contribuirà a far diventare sempre più accessibile, ad esempio traducendo testi in tempo reale. Così il passaggio da mondo analogico a digitale diventa meno traumatico e, forse, si sorvolerà sul fatto che Microsoft ha pensato il suo metaverso per Teams, all’interno, dunque, di un ecosistema aziendale. E allora l’ingresso in questo nuovo spazio rischia solo di barattare un’alienazione con un’altra.

Particolarmente ambiziosa è la manovra di Sky Mavis, software house creatrice del gioco Axie Infinity. Il videogame inserisce i giocatori in uno spazio popolato da creature che si possono collezionare e allevare. Ognuna di esse è però un NFT della piattaforma Ethereum, che nel mondo di gioco può interagire e combattere con le altre. Axie Infinity non è dunque solo la più vasta collezione di NFT al mondo, di entità digitali caratterizzate però da un’aura di unicità, imprescindibilmente legate al loro proprietario, ma anche una sorta di metaverso informale, con numeri tali da farlo rivaleggiare tranquillamente con Meta.

Metaverso

Al contempo spiazzante è la dichiarazione che John Hanke ha caricato sul suo blog qualche giorno fa. Hanke è il CEO di Niantic, compagnia pioniera del metaverso in realtà aumentata grazie a progetti come Ingress, prima e Pokemon GO. L’uomo però non si fa problemi a definire il progetto di Zuckerberg un vero e proprio “incubo distopico”: “Possiamo sperare che il mondo non diventi il tipo di posto virtuale in cui fuggono gli eroi sci-fi, oppure possiamo lavorare affinché ciò non accada – scrive Hanke, aggiungendo che – noi, in Niantic, ci concentreremo sulla realtà aumentata, incoraggiando gli utenti ad interagire con le persone attorno a loro”. La resistenza di Hanke agli spazi digitali è così forte che poco dopo il post la sua azienda ha reso disponibile Lightship, un development Kit per la realtà aumentata accessibile in maniera quasi gratuita a tutte le aziende che volessero sviluppare applicazioni per questa dimensione di confine tra analogico e digitale.

Su una linea simile si muovono Nvidia con il suo Omniverse, un kit proprietario di strumenti utili allo sviluppo di spazi digitali in cui confluiscono tutte le ricerche dell’azienda, dal modelling 3D all’AI. In un recente keynote, l’executive dell’azienda, Jensen Huang promette di poter creare spazi che saranno il più possibile simile al mondo reale e dunque riconoscibile, rassicurante per l’utente ma anche capace di offrire ambienti che, identici alle loro controparti concrete, potranno essere usati per studiare problemi centrali del presente come il cambiamento climatico.

Ma magari la guerra del Metaverso verrà vinta da strategie più semplici. Fortnite, tra il 2019 ed il 2020 ha reso milioni di giocatori protagonisti di una narrazione persistente e ha ripensato per lo spazio digitale la liveness della musica dal vivo. Le è bastato qualche nome di richiamo, un’ottima gestione dello spazio digitale e dello storytelling, niente piattaforme terze, niente dispositivi aptici.

Nel frattempo, Grand Theft Auto, sempre più centrale esperienza videoludica, ha scoperto la sua natura roleplay, grazie a modder, programmatori e semplici giocatori che hanno creato il loro metaverso su misura, in cui ogni giocatore può interpretare un ruolo e vivere storie sempre diverse che si nutrono delle interazioni con gli altri utenti.

Nel frattempo, Mark Zuckerberg ha annunciato che proprio GTA:San Andreas sarà giocabile su Meta tramite visore VR ma, a questo punto, siamo sicuri che è ciò che gli utenti vogliono?

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