"Mi chiamano Radio", di Mike Tollin
Nel placcaggio emozionale l'autore stringe forte le sue passioni: dagli interpreti in stretta adesione con i personaggi, alla rodata commistione tra cinema e sport. Toccante naturalismo scenico deciso al "contenimento" visivo e patografico.
È nello sport, nella sfida, che Mike Tollin trova l'humus ispirativo. Dal baseball de Il sogno di una estate verso sport di scontri fisici, dove non è possibile far finta di giocare. Radio è una persona "speciale" perchè scorazza per le strade a bordo di un carrello della spesa, perchè colleziona radio d'epoca, perchè non può far finta di essere quello che è. La scarsità dei dialoghi ha permesso a Cuba Gooding Jr. (ha vinto l'Oscar in Jerry Maguire) di sfoderare il suo istinto liberatorio perchè Radio è scorporato dalle parole di copione e s'immerge totalmente nella ricerca delle reazioni, portando a passeggio la sua linea sinusoidale di condotta. L'allenatore di football Jones un giorno alza gli occhi e scorge oltre la recinzione del "campo" di competenza, una fonte di energia, onde che si propagano arricchendo l'aria di un elemento nuovo, contaminante, coinvolgente. Ed Harris si appropria dell'allenatore non idealizzandolo ma facendo sua quella soggettività che non s'insegna in nessuna scuola. Come in Pollock (sua è anche la regia), magistralmente doma la tentazione mitizzante, scongiura l'asfittica ricerca del ritratto perfetto. Sfiorare appena il personaggio, cristallizzando magicamente quella volontaria mancanza di distanza dall'essenza corporale.
Nel placcaggio emozionale l'autore stringe forte le sue passioni: dagli interpreti in stretta adesione con i personaggi, alla rodata commistione tra cinema e sport. Toccante naturalismo scenico deciso al "contenimento" visivo e patografico. Lo sguardo è una molla in tensione che scruta negli angoli, tra le maglie dei ricordi: i "campi" si ripetono (campi stretti e medio/lunghi), si accumulano (campo da gioco, l'istituzione, il locale dei tifosi), si mescolano (pubblico e privato) perchè catalizzatori di storie vicine, sincere, sentite. Non è certamente un capolavoro questo film ma piace ritrovarci la purezza del mestiere autoriale che fruga nel sociale senza reiterare appagamenti referenziali che lascino diffusamente la sensazione (anche quando si cede a facili sentimentalismi) di un lavoro privo di umana e semplice comprensione. Nel mondo di Radio l'accesso è libero, puoi sintonizzarti e lasciarti trasportare; guai se ti sforzi a comprenderlo perchè sarebbe già lontano ancor prima di giudicarlo.
Titolo originale: Radio
Regia: Mike Tollin
Sceneggiatura: Mike Rich
Fotografia: Don Burgess
Montaggio: Chris Lebenzon, Harvey Rosenstock
Musiche: James Horner
Scenografia: Clay A. Griffith
Costumi: Denise Wingate
Interpreti: Cuba Gooding Jr. (Radio), Ed Harris (allenatore Jones), Alfre Woodard (preside Daniels), S. Epatha Merkerson (Maggie), Debra Winger (Linda), Sarah Drew (Mary Helen), Brent Sexton (Honeycutt), Chris Mulkey (Frank), Riley Smith (Johnny)
Produzione: Revolution Studios, Tollin/Robbins
Distribuzione: Columbia TriStar
Durata: 109'
Origine: USA, 2003