Mi rifaccio il trullo, di Vito Cea

Cea e Uccio De Santis usano il pretesto dello sdoganamento vacanziero della Puglia per imbastire una commedia garbata tra le abituali piazze bianche, casette pittoresche, mare e ulivi sotto il sole

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Secondo tentativo sul grande schermo della coppia Cea/De Santis dopo Non me lo dire di qualche anno fa, il film a firma rispettivamente del regista e dell’attore/autore della più celebre trasmissione comica delle tv regionali pugliesi degli ultimi quindici e passa anni, Mudù, nel primo weekend di programmazione ha collezionato sold out nelle sale del Sud anche grazie al tour che Uccio De Santis ha intrapreso andando di città in città ad introdurre le proiezioni al pubblico.
De Santis è stato il vero erede di successo del vuoto lasciato a Telenorba dai programmi satirici di Gennaro Nunziante degli anni ’90, e dunque com’è legittimo tenta ora di agganciarsi al traino della baresità miliardaria di Zalone e alla generosità dell’Apulia Film Commission: in realtà, il suo indiscusso talento di orchestratore di storielle comiche era già stato notato dai Vanzina che lo avevano voluto in una particina de Le barzellette (mentre recentemente anche Guido Chiesa lo ha coinvolto nel suo Belli di papà).
La qualità migliore della verve del personaggio è quella di tenere insieme e continuare a far proliferare una compagnia di comici naturali spesso formidabili, che unisce figure cresciute insieme a Uccio come la sodale spalla Umberto Sardella e l’esuberante Antonella Genga, a leggende dei cabaret baresi come Gianni Ciardo, Tiziana Schiavarelli, Giacinto Lucariello.

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La scaltra trovata qui è affidarsi al fascino arcaico e folkloristico del trullo, costruzione caratteristica delle campagne pugliesi che effettivamente ogni estate viene presa in affitto da un numero sempre crescente di turisti attratti dall’idea di dormire qualche notte sotto la singolare volta a cono dell’abitazione.
Cea e De Santis usano il pretesto dell’oramai definitivo sdoganamento vacanziero della Puglia per imbastire una commedia garbata tra le abituali piazze bianchissime, casette pittoresche, vedute del mare e campi di ulivi sotto il sole: l’umanità contagiosa e bonaria dei locali verrà fatta scontrare con gli infallibili meccanismi del Nord vs Sud, Tradizione vs Innovazione (prevalentemente linguistica: “come dite voi a Milano, ASAP? Qui si usa VCTM…vi ci te muv!”), Radici vs Filosofia del Movimento Continuo, galeotto l’arrivo in paese di una attraente turista milanese, Giada.

Siamo dalle parti dei canovacci di un Mastrocinque o di un Comencini periodo Pane, Amore e…, ma Cea e De Santis mostrano l’onesta di non ambire al sovvertimento di canoni che il genere preserva da decenni: le new entry della compagnia come Lorena Cacciatore e Stefano Masciarelli si accordano da subito alla contenuta baldanza del tono, e il film ha buon ritmo e un discreto campionario di battute e trovate comiche a cui attingere – peccato che non sempre Uccio abbia scelto i calembour migliori su cui fare affidamento, da suoi vecchi fan dell’ora di pranzo possiamo assicurare che qualche perla micidiale è rimasta malauguratamente fuori dal copione.

 

Regia: Vito Cea

Interpreti: Uccio De Santis, Lorena Cacciatore, Pietro Genuardi, Stefano Masciarelli, Umberto Sardella

Distribuzione: Adriatica

Durata: 89′

Origine: Italia 2016

Genere: commedia

Uscita: 3/3/2016

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    2 commenti

    • Ho visto il film e non mi sembra che “siamo dalle parti dei canovacci di Mastrocinque e Comencini” (chiamali canovacci!!! Film che resistono ancora oggi nell’immaginario popolare!). A me è sembrata una buona commedia, molto gradevole e con il pregio di non usare le scorciatoie della battuta greve e/o l’esibizione di seni e sederi a cui si affidano Vanzina & Co. Il fatto che Uccio De Santis non rifaccia al cinema il Mudù mi sembra scelta intelligente. Dimostra che vuole crescere.

    • Non sono molto d’accordo con questa recensione. Ho visto il film e personalmente, invece, ho apprezzato che Uccio De Santis non si sia richiamato alle scenette del famoso MUDU’ ma abbia cercato, invece, di interpretare un film con una trama più “costruita” e un personaggio più complesso, più interessante. Io l’ho trovato un buon film. Si vede che non ci sono dietro i grossi finanziamenti di altri film, ma il risultato è di tutto rispetto. Perchè ci sono alcune buone idee e alcune buone trovate.