Mia, di Ivano De Matteo

Il regista continua a scrutare il cuore nero dell’adolescenza con un dramma sull’amore tossico di una quindicenne che rompe l’equilibrio della ragazza e della famiglia. Straordinario Edoardo Leo

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Il Male come puro esercizio fattuale-semantico, come voglia di esibire il proprio Potere nei confronti dell’Altro, come “pars destruens” che non prevede null’altro che l’annientamento di tutto ciò che è anche solo vagamente renitente ai propri egoistici interessi. Quando hai vent’anni, mezzi economici importanti e sei uno streamer con visibilità mediale nel cuore di Roma il discernimento etico è un accidenti che non incrocia mai la tua dritta ed arrogante strada. In Mia, Ivano De Matteo sembra mollare definitivamente gli ormeggi della speranza abbrutendo il suo già duro cinema ed arrivando ad un melodramma sconsolante che vuole essere specchio dei tempi, generali e personali. Mia (l’esordiente Greta Gasbarri, bravissima) è una quindicenne romana come tante che passa le sue giornate tra gli allenamenti di pallavolo, video TikTok, maschere di bellezza con la sua migliore amica, pizzate serali e piccoli grandi battibecchi coi genitori nei pochi metri quadri del loro appartamento vicino Viale Marconi. La sua vita viene sconvolta dall’arrivo del ventenne Marco (Riccardo Mandolini, una recitazione da stronzo esemplare che al cinema italiano in questi termini mancava da un pezzo) che a poco a poco rivela la sua natura manipolatoria e violenta.

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Dalla lite col prof di educazione fisica che aveva messo un braccio attorno la spalla di Mia all’uscita da una partita alle telefonate ossessive, dal tempo sottratto alle amiche fino all’imposizione del vestiario, il ragazzo rende la giovane fidanzata succube dei suoi modi autoritari ed edonistici. I genitori accolgono questo cambiamento in due modi opposti: se la madre (Milena Mancini) col suo fare bonario pensa che la situazione rimanga ancora all’interno del perimetro della normalità di una qualunque adolescenza, il padre Sergio (straordinario Edoardo Leo, finalmente lontano dagli ultimi ruoli comodi e disposto a scomparire nei panni di un cinquantenne sempre compresso in abiti di lavoro stazzonati) ha sentore della deriva patologica che ha preso da subito questo rapporto. De Matteo e la sua compagna di vita e di scrittura Valentina Ferlan sono bravissimi nel rendere credibile la discesa agli inferi di Mia, bloccata in una relazione via via sempre più asfissiante. Anche quando il primo atto sessuale della ragazza segna sulla sua pelle e sulla sua psiche ferite da cui è difficile riprendersi, il regista non accenna a diminuire la carica ansiogena pur intervallandola con le tappe di un percorso terapeutico che prevede il ritorno della famiglia al centro della vita di Mia. Il lungometraggio potrebbe fermarsi qui ma De Matteo questa volta sceglie di bere l’amaro calice del melodramma e della cattiveria dei suoi personaggi mostrando le estreme conseguenze che il revenge porn messo in atto da Marco ha nell’ancora fragile equilibrio della protagonista. Il tentativo di Sergio di procurarsi una pistola per portare a termine la sua vendetta gli farà perdere definitivamente la sua umanità – la sfuriata contro la punkabbestia ed il furto dell’arma al suo amico che lavora nella vigilanza – portandolo fino alla beffa giudiziaria finale che punirà con estrema severità i colpi d’arma sparati nel vetro della concessionaria del padre.

Mia è un accorato grido d’allarme che intende farsi segno cinematografico di tutte le storie d’amore sbagliate e che cristologicamente intende scontare sulla sua pelle audiovisiva alcuni dei peccati più dolorosi dell’adolescenza donando nuova forza a padri e madri smarritisi in quella selva oscura e acneica che sono i quindici anni dei loro figli.

 

Regia: Ivano De Matteo
Interpreti: Greta Gasbarri, Edoardo Leo, Milena Mancini, Riccardo Mandolini, Alessia Manicastri, Giorgia Faraoni, Giorgio Montanini, Melinda De Matteo, Vinicio Marchioni
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 108′
Origine: Italia, 2023

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.8
Sending
Il voto dei lettori
3.1 (39 voti)
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    Un commento

    • Patrizia Favrello

      Trovo che il film sorvoli appena il tema più spinoso di ciò di che gli autori hanno voluto rappresentare. Viene raccontata sí la discesa repentina verso il dramma, si racconta sí di situazioni reali – leggerezza e incomunicabilità tra adolescenti e famiglia – ma non si dissotterra la vera radice del problema, vale a dire, la cultura del possesso che è stata appena accennata nel nome della protagonista.