Mickey 17 e il fascino del doppio: i cloni nel cinema
Dal thriller alla fantascienza, il cinema ha esplorato il tema della clonazione in modi vicini al nuovo film di Bong. Tantissimi i film che affrontano identità, etica e il confine tra uomo e copia

Il tema della clonazione e della replicazione dell’identità ha sempre affascinato il cinema di fantascienza, ponendo domande profonde su cosa significhi essere umani e se l’individualità sia qualcosa di unico o replicabile. Mickey 17, l’ultimo film di Bong Joon-ho con Robert Pattinson tratto dal romanzo di Edward Ashton, si inserisce in questa tradizione, esplorando la storia di un uomo destinato a essere rimpiazzato dai suoi stessi cloni ogni volta che muore. Nel film infatti, Mickey è una figura progettata per essere sostituita ogni volta che muore, con ricordi e personalità intatti. Questo porta a una riflessione esistenziale: se possiamo essere rimpiazzati da una copia perfetta, cosa ci rende veramente unici?
Ma Mickey 17 non è certo il primo film a esplorare questo concetto inquietante, che non nuovo sul grande schermo. Alcuni film affrontano la clonazione come una scoperta scientifica dai risvolti etici inquietanti. Moon di Duncan Jones, ad esempio, racconta la solitaria missione di un astronauta sulla Luna, che scopre di non essere il primo se stesso.
Anche ne Il sesto giorno, Arnold Schwarzenegger scopre di essere stato sostituito da un clone, dando vita a un action-movie che mescola riflessioni morali e spettacolarità. Un’idea simile è alla base di Alien – La clonazione, in cui Ellen Ripley viene riportata in vita 200 anni dopo la sua morte, ma il processo ha alterato la sua natura, rendendola qualcosa di diverso dall’originale.
Altri film, invece, hanno utilizzato il concetto di cloni e replicanti per esplorare tematiche sociali e politiche. In The Island di Michael Bay, vengono creati dei cloni per fornire organi ai loro originali, finché due di loro non scoprono la verità e cercano di ribellarsi. Il mondo dei replicanti, con Bruce Willis, ha portato il concetto a un altro livello: qui gli esseri umani vivono attraverso avatar robotici perfetti, che sostituiscono i loro corpi fisici e cambiano il modo in cui interagiamo con il mondo reale.
Il tema del doppio viene spesso associato anche a narrazioni horror. Us di Jordan Peele porta in scena una famiglia perseguitata da copie identiche di sé stessa, costruendo un racconto simbolico sull’identità, il privilegio e il lato oscuro dell’umanità. Un’interpretazione molto disturbante arriva poi con Infinity Pool di Brandon Cronenberg, in cui i cloni vengono usati come strumenti di impunità per i ricchi: ogni volta che un crimine viene commesso, il colpevole può far uccidere il proprio clone al posto suo, portando a una completa disumanizzazione dell’individuo. Ma uno dei film più iconici sul tema rimane il grande classico di Don Siegel, L’invasione degli ultracorpi, in cui misteriosi baccelli extraterrestri sostituiscono gli esseri umani mentre dormono, creando un’atmosfera paranoica e angosciante.
Il cinema ha esplorato il tema del doppio sin dai tempi dell’espressionismo tedesco, ispirandosi a racconti gotici come Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde. Con la clonazione della pecora Dolly nel 1996, l’idea di più identità in un solo individuo si è trasformata in una riflessione sulla duplicazione umana. Il cinema ha sfruttato molto questo spunto per interrogarsi sull’etica di questa pratica, portando il pubblico a riflettere sui confini della scienza e della coscienza umana. Insomma che si tratti di una riflessione filosofica, di un thriller o di un horror psicologico, il tema del doppio continua ad affascinare gli spettatori perché tocca una delle paure più profonde dell’essere umano: la perdita della propria unicità.