Midway, di Roland Emmerich

Il regista di Independence Day torna per celebrare l’esercito americano durante una delle più sanguinose battaglie avvenute durante il secondo conflitto mondiale con il suo stile ipercinetico

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In un momento storico come questo, in cui le piattaforme streaming crescono per numero ed imponenza dei rispettivi cataloghi, film come Midway sembrano uscire in sala proprio per ribadire che, mai come oggi, è fondamentale valutare un prodotto audiovisivo anche in virtù dei media su cui verrà distribuito.
Quello di Roland Emmerich è infatti un tipo di cinema concepito per fagocitare lo spettatore, per dominarlo, strapazzarlo, in molti casi sconvolgerlo. I suoi lavori, come quelli di Zack Snyder, Michael Bay (e, perché no, l’ultimo Scorsese che paradossalmente esce su Netflix…) mettono ancora in discussione l’idea di home theater, regalando una fiera di effetti visivi e sonori che difficilmente riuscirebbero a riciclarsi con credibilità su un impianto casalingo o, ancor peggio, su uno smartphone.    
In Midway però Emmerich cerca di fare un passo ulteriore ed all’accuratezza estetica allega anche un’attenta analisi storica, così tradendo l’ambizione di traslare il disaster movie in una qualche materia concettualmente più accurata.

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Il tema è chiaramente quello dell’omonima battaglia avvenuta nel corso della Seconda Guerra Mondiale sui mari del Pacifico. Dopo Pearl Harbor, gli americani sono chiamati all’impresa per difendersi dai continui attacchi della flotta giapponese, avversario talmente ostico che soltanto lo sgancio delle due bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki riuscirà a porre fine al conflitto.

E forse già il fatto di voler celebrare l’eroicità di un esercito, decontestualizzando l’evento ed omettendo totalmente gli atroci crimini successivi, fa di Midway un lungometraggio difficilmente verosimile dal punto di vista storiografico.
La sceneggiatura di Wes Tooke calca la mano su tutti quegli elementi che esaltano il cameratismo militare,  a maggior ragione se la vita dei suoi personaggi è tutta in bilico su una portaerei che solca le onde del Pacifico. Che poi è in quei momenti in cui l’unità del plotone viene messa in discussione che Midway funziona di più, così come nelle scene in cui la carica documentaria si applica alla descrizione degli armamentari di guerra (la sequenza del sottomarino…) o alla difficile convivenza con gli elementi naturali (come in The Day After Tomorrow).
La descrizione degli eventi resta però confusa e l’iniziale intenzione di fondere veridicità storica e spettacolarizzazione dei fatti si perde quasi subito nell’apologia spicciola dell’eroe. Lasciando nello spettatore un senso di stordimento che perdura anche oltre la (troppo) lunga coda del film.
Certo, potremo aggiungere Midway alla lista dei film di Emmerich nati per dominare chi guarda, ma stavolta, al di là delle esplosioni del plot, resta davvero poco altro di cui rimanere sconvolti.

 

Titolo originale: id.
Regia: Roland Emmerich
Interpreti: Ed Skrein, Patrick Wilson, Luke Evans, Aaron Eckhart, Nick Jonas, Mandy Moore, Darren Criss
Distribuzione: Eagle Pictures

Durata: 138′
Origine: USA, 2019

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.5

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
2.83 (6 voti)
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