MILANO 21 – "The nine muses", di John Akomfrah (Concorso documentari)

The nine musesThe nine muses del ghanese John Akomfrah racconta la storia dell’emigrazione nera in Gran Bretagna del secondo dopoguerra. Quest’opera è qualcosa di diverso da un film trasformandosi in racconto epico in cui lo sguardo diventa trasversale catturando ciò che solitamente non vede. Il tentativo è quello di unificare la complessità del sapere umano. Il regista africano riesce a porre al servizio del proprio racconto questa conoscenza per creare una costruzione protesa verso una impossibile utopia del cinema.

--------------------------------------------------------------
CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

--------------------------------------------------------------

The nine musesJohn Akomfrah, regista ghanese, sceglie di raccontare la storia dell’emigrazione nera in Gran Bretagna del secondo dopoguerra, nel modo più sontuoso e colto possibile, utilizzando una costruzione cinematografica originale per un viaggio dentro la storia che sembra sia sta già scritta molti secoli prima.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

The nine muses è qualcosa di diverso da un film, si trasforma in un racconto epico, in una narrazione singolare in cui lo sguardo diventa trasversale catturando ciò che solitamente non vede. Da questa ipnotica complessità dell’operazione ne deriva un senso di assoluta compiutezza, che potrebbe perfino eludere il tema della compiuta comprensione da parte dello spettatore.

Confessiamo di non conoscere le prove precedenti di John Akomfrah, ma di certo quest’ultimo film, già selezionato per i palinsesti di Venezia 2010, sorprende ed affascina.

Il film di Akomfrah è uno strano e inclassificabile prodotto del cinema, un film alieno, ai confini del documentario, estraneo alla fiction e, possibilmente, un cinema in forma di riflessione filosofica.

Personaggi di spalle, in giacche a vento colorate, stazionano, per lo più immobili, dentro paesaggi freddi, innevati. Figure nel paesaggio che segnalano le loro solitudine, uomini che, mutuando da Eliot, sembrano “uomini vuoti”, “uomini impagliati”, manichini di un’umanità dispersa e spaesata. Queste immagini aprono e chiudono i brani costituiti da filmati di repertorio commentati da letture incessanti che si susseguono senza soluzioni di continuità. Parole e frasi che da Milton a Nietzsche, da Dante a Beckett, da Thomas a Omero, da Joyce a Shakespeare per finire ai brani biblici, supportano le immagini assegnandogli multiformi significati. Una ricca partitura nella quale immagini, parole e musica si combinano, sotto il controllo di Akomfrah, per dare vita al racconto con andatura sinfonica, dove la narrazione diventa il risultato di una complessità che deriva dalla ricchezza dei materiali e che si manifesta in una odissea narrativa che traduce, mantenendo il senso profondo del film, l’odissea delle popolazioni africane verso la possibile terra promessa.

Sono le nove muse, figlie di Giove e Mnemosine ad accompagnare questo lungo e meraviglioso viaggio dentro il fuocoThe nine muses della storia, Clio, Urania, Melpomene, Talia, Tersicore, Erato, Calliope, Polimnia ed Euterpe sono le protagoniste della sapienza dell’uomo e possono trasformare lo spirito delle arti in tangibile iconografia. Questo stesso spirito, in un tentativo di unificare, attraverso le immagini, la complessità del sapere umano, è fatto proprio dal regista africano che riesce a porre al servizio del proprio racconto questa conoscenza per creare una costruzione così ardita da essere protesa verso una impossibile utopia del cinema.

Un testo complesso quello di The nine muses, ricco di possibili e ulteriori tracce narrative, un ipertesto fortemente evocativo, che non ha centro e come un nastro di Moebius non ha inizio né fine. The nine muses è allo stesso tempo cinema impossibile, che consuma se stesso dentro le proprie precise coordinate ed un cinema totale che supera l’immagine, la parola, la musica, per farsi solida condensazione di un’utopia narrativa. Quella stessa impossibile narrazione che però John Akomfrah ha realizzato per il piacere dei propri spettatori.

 

 

 

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array