FCAAAL Milano 25 – L’oeil du cyclone, di Sékou Traoré (Flash)

L’oeil du cyclone, nella sezione Flash, è un film pessimista che mette in scena una storia il cui fascio di luce ci avvolge e ci fa guardare impauriti dentro il cono d’ombra della storia.

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Il passato che ritorna e una impossibile riconcilizione con la storia e con la memoria sono i fondamenti di una vicenda che vuole restituire il corpo ai fantasmi e rendere vano il tentativo di un riscatto terreno. In L’oeil du cyclone Emma è un l’avvocato mette alla prova la sua onestà intellettuale e benchè la sua famiglia sia segnata dalla violenza accetta la difesa di un ex bambino soldato che si è macchiato di crimini efferati.

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L’oeil du cyclone è un film profondamente pessimista, che guarda con preoccupazione al tema dei bambini soldato e alla loro insidiosa presenza, una volta adulti, nelle società africane.

Sékou Traoré è molto attivo in Burkina Faso e con la sua casa di produzione Abissia collabora con grandi registi africani come lo stesso Abderrahmane Sissako. il suo film è frutto di una cocretezza che sa trovare e raggiungere l’obiettivo. L’oeil du cyclone è l’esempio di un cinema immediato che si serve di tutti i mezzi a disposizione possibili: la spettacolarità, il sentimento e l’onestà che si chiede ai personaggi sia per dare volto al bene, sia per restituire le fattezze del male. Ma Traoré non è ingenuo e compreende bene come funzionano i dispositivi della adesione dello spettatore ad un intento, il suo, che sta al fondo di una storia come questa. Non si accontenta di una soluzione accomodante e percorre fino in fondo tutta la strada che lo porta alla sua conclusione. Se la drammatica soluzione finale lascerà lo sconcerto è anche vero che a rifletterci è l’unica possibile. L’oeil du cyclone non vuole mettere in scena la bontà, la disposizione dell’animo, quanto piuttosto il male e i suoi effetti e in questo senso è un film profondamente vero e profondamente sovversivo e coraggioso. A suo modo è anche un legal thriller, ma il tema profondo del racconto appartiene alla storia recente del Continente africano e per conseguenza diretta al suo cinema. Il tema, rinnovato, di una riconciliazione con il passato oltre a tradire la storia tormentata dei Paesi che riscoprono con dolore la loro storia e basti pensare alle inumane vicende del Sud Africa, ne conferma la sua difficile pratica, a volte la sua impossibile attuazione. Emma, in questo senso è un personaggio perfetto, per ruolo professionale (fa l’avvocato) e il suo scopo, scoprire nel passato le tracce di una innocenza, diventa in qualche modo un riscrivere la storia e in realtà è ciò che accade; l’imputato, il male senza redenzione, è davvero demoniaco, senza sentimenti e senza futuro. Traoré mette in scena una vicenda che sembra privata, ma il suo fascio di luce ci avvolge e ci fa guardare con occhi impauriti dentro il cono d’ombra della storia.

 

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